dal: 13-01-2017 al: 29-01-2017
Terminato
Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
Tel: 02 599951

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SCHEDA SPETTACOLO: NIENTE PIÙ NIENTE AL MONDO

Stagione 2016-2017
Di Massimo Carlotto
Regia di Fabio Cherstich
Cast Annina Pedrini
Una produzione Teatro Franco Parenti
Recensione di: Claudia Cannella Voto 3.5

RITRATTO IN NERO DI MADRE ASSASSINA

Il giallo e il nero sono i colori con cui Massimo Carlotto spesso dipinge, nei suoi romanzi e pièce teatrali, le trasformazioni sociali del Belpaese e, in particolare, di quell’operoso e apparentemente ricco Nord-Est da cui lui stesso proviene. Prende spunto da tragici fatti di cronaca per tratteggiare con crudo realismo un paesaggio umano desolato, dove la miseria economica procede di pari passo con quella sociale e culturale.
Nel caso di Niente più niente al mondo, il suo testo più frequentemente messo in scena, il fuoco si stringe sul monologo delirante di una donna che ha ammazzato la figlia. È una proletaria di una periferia del Nord, la cui vita prende forma attraverso una litania verbale su trasmissioni televisive becere, offerte promozionali al discount e ricordi di un risicato ménage familiare dove i soldi non bastavano mai. Con 4-5 bottiglie di Vermouth alla settimana per sopportare, anche la mancanza di ambizioni di una figlia che, invece di aspirare a fare la Velina e trovarsi un marito ricco, fa la pony express a 500 euro al mese, mentre lei può solo guardare invidiosa le case dei signori dove fa la domestica. Fino a quel folle, tragico gesto durante uno dei tanti scontri con la ragazza.
Un plot a tinte fosche, che la regia di Fabio Cherstich restituisce con limpida intelligenza senza farsi incastrare nella facile, ma insidiosa strada di un naturalismo tout court. A partire dalla scena – una stanza vuota con un tavolo sul cui piano è conficcato un coltello, l’arma del delitto – e dalle luci, fredde, espressioniste, accompagnate da esplosioni di musica techno. Una scelta decisa, lucida, efficacissima nel togliere incrostazioni e cascami retorico-moralistici al testo, ma anche all’interpretazione di Annina Pedrini che, abbandonati i ruoli da signora per bene, sorprende e cattura con uno spietato minimalismo fatto di sguardi da belva, piccoli gesti ossessivi e parole di follia scandite con ferocia. Un’ottima prova, la sua, che a tratti ricorda le temperature di Lucilla Morlacchi o Milvia Marigliano, raggrumate nel redde rationem di una vita disperata.