dal: 15-12-2015 al: 20-12-2015
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: MAGDA E LO SPAVENTO

Stagione 2015-2016
Di Massimo Sgorbani dalla trilogia "Innamorate dello spavento"
Regia di Renzo Martinelli
Cast Milutin Dapcevic e Federica Fracassi
Una produzione Teatro i di Milano
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 3

Perché si prova tenerezza guardando Cucciolo? Perché ai Sette Nani, esseri inferiori, è affidata – anche se in parte – la salvezza di Biancaneve? E perché Walt Disney, genio riconosciuto, ha scelto un topo, notoriamente immondo, come suo personaggio- simbolo? Non è l’incipit di una nuova rilettura in senso psicanalitico del patrimonio fiabesco, ma lo spunto con cui Massimo Sgorbani conclude la trilogia Innamorate dello spavento con il terzo episodio Magda e lo spavento.

Il presupposto è interessante perché affronta la tragedia del Nazismo a partire dalla riflessione sul linguaggio che lo ha generato. Razzista e paranoico, Hitler è un esegeta settario, che oscilla, nei confronti dell’immaginario disneyano (ma il discorso vale per qualunque altro testo), tra attrazione e repulsione, le spinte nichiliste e il bisogno empatico di divertirsi, ogni volta condizionato dal proprio interesse personale. Sola con lui, Magda Goëbbels (la terza donna a lui legata, secondo Sgorbani, dopo il pastore tedesco Blondi e la moglie Eva Braun) è la spalla, il deus ex machina che lo aiuta a mettere ordine nei pensieri, tacitandone i rigurgiti emotivi, le aporie della coscienza, in nome della necessità politica. Il loro è il dialogo tra due apostoli dell’Idea, due sponde opposte del medesimo sentire, che presto trascende la verità psicologica, pure presente, del dittatore, per illuminare ampie porzioni della storia umana, sempre tentata dalle ricadute nel totalitarismo.

Una riflessione potente che Sgorbani conduce con innegabile maestria, ma che poco appeal ha sulla scena, tesa, com’è, sul filo dell’ineffabile, senza scendere a compromessi con la carne. E a cui Martinelli non sa regalare, nonostante l’apporto dei formidabili attori, l’abbrivio necessario, rimanendo abbarbicato a un gioco formale edulcorato e sottile, forbito e affascinante che molto dice ma che poco seduce, presto rinunciando a una qualsivoglia indagine del rapporto tra i due. Tanto da lasciare aperto il sospetto che meglio sarebbe stato puntare sul monologo del Führer tout court, giustificando dall’interno quel fitto rimando di echi, paure, suggestioni che una troppo poco connotata Magda solo a tratti, e per una via tutta razionale, riesce a instillare.