dal: 14-11-2018 al: 06-12-2018
Terminato
Via Gaudenzio Ferrari, 11, 20123 Milano
Tel: 02 832 3156
Orari:

Lunedì, giovedì, venerdì h. 21.00 (riposo martedì).

Mercoledì, sabato h. 19.30.

Domenica h. 17.00.

Prezzi: 9 < 18 €

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SCHEDA SPETTACOLO: TU ES LIBRE

Stagione 2018 -2019
Di Francesca Garolla
Regia di Renzo Martinelli
Cast Alberto Malanchino, Francesca Garolla, Liliana Benini, Maria Caggianelli, Paolo Lorimer e Viola Graziosi
Una produzione Teatro I
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 2

Perché la jihad? Perché i foreign fighters? Con un’ineccepibile dose di coraggio, Francesca Garolla prova a portare il tema in teatro, piegandolo alle esigenze del cosiddetto post- drammatico e all’estetica, ormai consolidata, del Teatro i (nulla di nuovo, da questo punto di vista, nella regia di Martinelli). Ecco, quindi, la struttura aperta di Tu es Libre, finalista all’ultimo Riccione, la matrice dell’inchiesta per provare a capire le ragioni del (presunto) gesto di una combattente francese, chiamando sul palco a testimoniare la madre, il padre, l’esule siriano, l’amica.

Il tutto scandito dalle scene a due tra Haner e ognuno degli alter ego, con la figura della Garolla a fare da trait d’union, demiurgo ed evocazione del mito – la guerra di Troia, Andromaca, i greci contro gli oppressi. Fluiscono così pensieri forti, che hanno a che fare con la ricerca identitaria, la libertà (e l’arbitrio) della scelta, le costrizioni della civiltà dei consumi, la sperequazione delle risorse tra i ricchi (noi) e i poveri (loro), tra un mondo in rovina, quello mediorientale, e un altro, il nostro, che di quella rovina ha bisogno per prosperare. Temi certo interessanti, ben scritti, ben interpretati, che rinnovano il punto di vista, mettono in discussione le semplificazioni propinate dai media, ma che tuttavia rimangono in superficie, senza calarsi nelle ragioni di Haner, nelle dinamiche che la legano alla fa- miglia, alla società, alla Siria stessa. Né, sull’altro piano, quello politico- filosofico, affrontano il tema del fondamentalismo, del fascino esercitato dalle ideologie, le contraddizioni dell’Islam. Manca, quindi, a questa Pastorale (inevitabile, il rimando al capolavoro di Roth), una certa dose di autenticità. Una visione a largo raggio, capace tanto di assecondare le ragioni della narrativa quanto quelle della storia, limitandosi a una lettura patinata, parziale, di un fenomeno che necessiterebbe di un ben altro approfondimento.