dal: 10-05-2017 al: 29-05-2017
Terminato
Via Gaudenzio Ferrari, 11, 20123 Milano
Tel: 02 832 3156
Orari:

Lunedì, giovedì, venerdì h. 21.00 (riposo martedì).

Mercoledì, sabato h. 19.30.

Domenica h. 17.00.

Prezzi: 9 < 18 €

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SCHEDA SPETTACOLO: GLI ANGELI DELLO STERMINIO

Stagione 2016-2017
Di dramaturg Francesca Garolla, Giovanni Testori e Renzo Martinelli
Regia di Renzo Martinelli
Cast Emanuele Turetta, Liliana Benini e Ruggero Dondi
Una produzione Teatro I
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 0

Un ragazzo che si suicida, lanciandosi dalla tromba delle scale. Un motociclista, vittima di un incidente stradale, che dall’obitorio lancia le sue maledizioni. La rivolta in carcere, da cui parte un incendio che fagocita la città. L’apocalisse dei centauri, cinquanta motociclisti che scorrazzano tra macerie e corpi sventrati: sono i fili narrativi di cui è intessuto l’ultimo lavoro di Giovanni Testori, Gli angeli dello sterminio (1992). Renzo Martinelli, dopo Erodiàs, i Tre Lai, riesce, con intelligenza, a preservarne la polifonia (nessuno se ne era interessato, se si esclude una lettura di Branciaroli), alternativamente affidandosi a tre attori e a una scena neutra, bianca, minimale, mentale, propizia alle epifanie, al più segmentata – come la scrittura del novatese – in una successione di piani, sapientemente incastrati l’uno all’altro. Con, nel mezzo, un video a sovrascrivere le frasi più significative e due figure, la dama à la flûte (troppo stereotipata, la signora di Liliana Benini) e il regista biancovestito (bravissimo, Ruggero Dondi), a orientarne gli snodi. Pochi tratti, pochi segni per dare, beckettianamente, un fondamento quasi metafisico alla parola, stemperarne la virulenza (ma l’enfasi nell’interpretazione del terzetto è dietro l’angolo) e aggiungere, nel grado zero della narrazione, una riflessione sul fare teatro, tramite il dibattito tra il regista e i due attori. Il che va benissimo, stante quella tensione meta-teatrale, post-drammatica che, da qualche anno a questa parte, sottostà all’ispirazione di Martinelli, ma a patto di tradire il senso dell’ispirazione testoriana. Perché va a privarla del necessario elemento dialettico, da cui è alimentata: il confronto/scontro con Milano. La realtà degli esclusi, i corpi sfatti, le periferie: attuale, concretissima, e che sarebbe bene affrontare, violentare, esacerbare – in una parola, mostrare – per comprendere il perché di certi affondi. Senza un qualche riferimento all’altro, più che all’oltre, uno sviluppo anche narrativo, nella materia, lo spettacolo rischia invece di arrotolarsi su di una sequela ininterrotta di frammenti, invettive e profezie. Bella, esteticamente, ma nel fondo elitaria, e poco comprensibile.