ore 21 (domenica ore 18.30)
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SCHEDA SPETTACOLO: L’AVVOLTOIO
Note di presentazione
L’Avvoltoio racconta la storia di una piccola realtà sarda, quella di Quirra, che negli anni Cinquanta ospitava il più grande Poligono sperimentale d’Europa. Cosa accada all’interno del Poligono, non è dato sapere. Nessuno ha la certezza di cosa accada lì dentro. Ma che ci sia qualcosa di poco chiaro è un dato di fatto: la sindrome di Quirra colpisce civili e soldati e alimenta un sospetto, e cioè che sia stato utilizzato dell’uranio impoverito nelle munizioni, smaltiti rifiuti tossici e pericolosi.
Il titolo dello spettacolo prende spunto da una canzone di protesta scritta da Italo Calvino e musicata da Sergio Liberovici.
Dalle note di regia:
Ho conosciuto e scelto gli attori in un breve seminario di tre giorni. Ci siamo messi a leggere, siamo andati ai luoghi dove le cose sono accadute e stanno accadendo, abbiamo assistito a sedute del processo che è in corso per il poligono di tiro di Salto di Quirra. Incontrato testimoni, protagonisti. Abbiamo deciso di creare un grande coro, una voce multipla che riferisse delle intime tragedie consumate in questi decenni di omertá, di menzogne, di occultamenti dell’informazione. Tuttora lo facciamo. Abbiamo coinvolto Anna Rita, l’autrice nel processo di creazione, facendole vedere scene, e ricevendo come risposta riscritture del testo che riprendessero l’andamento corale della tragedia. Gli attori si sono messi ad imparare danze, abbiamo deciso con la nostra meravigliosa scenografa di sistemare lo spazio come un luogo ambiguo, che potesse essere visto sia come un cimitero dalle cui tombe escono i testimoni, sia come villaggio, sia come una base militare con una cuadricola di luoghi, case, spazi. Siamo andati a prendere semi, sabbie, corteccie, diversi materiali da cui sono rimasti quelli che si vedono in scena. La metonimia di un paesaggio desolato della terra. Gli attori sono diventati testimoni, hanno fatto indagini. Il lavoro insieme ci ha cambiato, ci ha costretti a confrontarci. Non pensate al coro come un gruppo che dice la medesima cosa. Pensate al coro come la rivelazione del’intimo, delle lacerazioni dei corpi e delle persone che assumono un cupo volto sociale quando sono le decisioni di Stato a sentenziare il regno della malattia, del dolore, dell’omertà e dell’ingiustizia. (Cesar Brie)