dal: 29-11-2018 al: 22-12-2018
Terminato
Via Rovello, 2, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: ELVIRA

Stagione 2018 -2019
Di Louis Jouvet
Regia di Toni Servillo
Cast Davide Cirri, Francesco Marino, Petra Valentini e Toni Servillo
Una produzione Piccolo Teatro di Milano
Recensione di: Claudia Cannella Voto 3

Potenza di un ottimo lavoro promozionale, dei nomi di autori e interpreti e soprattutto del fantasma di Giorgio Strehler. Un gesto produttivo un tempo tabù in casa Piccolo Teatro, ovvero misurarsi con i cavalli di battaglia dell’illustre fondatore. Memorabile lo spettacolo firmato dal Maestro, Elvira o la passione teatrale, che, a metà degli anni Ottanta, lo vedeva anche in scena, protagonista con Giulia Lazzarini. Difficile, soprattutto in questo secondo caso, comprendere le ragioni artistiche della scelta di Toni Servillo di cimentarsi in una simile impresa. Sia per il tema, caro ai teatranti, ma forse un po’ meno allo spettatore comune, sia per l’inevitabile confronto con l’illustre precedente, intriso di riflessi autobiografici capaci di creare una forte empatia anche con il pubblico di non addetti ai lavori.
Punto di partenza è Elvire Jouvet 40, in cui Brigitte Jaques trascrisse le sette lezioni di Louis Jouvet all’allieva attrice Claudia sulla VI scena di Elvira nell’atto IV del Don Giovanni di Molière, impartite dal grande attore e regista francese tra il 14 febbraio e il 21 settembre 1940 al Conservatorio d’Arte Drammatica di Parigi. In quella scena Elvira si recava dal libertino, che l’aveva sedotta e abbandonata, per congedarsi da lui con parole di inaspettata tenerezza e con un’ultima preghiera (vana) a redimersi per scongiurare la dannazione eterna. Una noiosa tirata moralistica di una donna prossima a ritirarsi in convento per molti, per Jouvet una scena d’amore che, metaforicamente, fornisce elementi essenziali di riflessione sul teatro, sull’attore, sulla creazione del personaggio e sullo speciale rapporto maieutico fra Maestro e allieva. Con la guerra, inizialmente sullo sfondo, che si fa via via più minacciosa. Servillo giustamente si discosta dall’edizione strehleriana: il suo Jouvet è ruvido e raziocinante, è un personaggio e come tale viene recitato, anche troppo, risultando alla fine un freddo esercizio di stile. E così la giovane e promettente Petra Valentini, nel ruolo stereotipato dell’allieva in un’impaginazione scenica che ricostruisce, senza infamia e senza lode, una sala prove d’epoca, in cui lo spettatore si trova a spiare, in modo quasi voyeuristico, quel che accade prima di una messinscena. Rimane il quesito iniziale: perché una simile scelta artistica, quando le doti attorali e capocomicali di Servillo potrebbero essere messe al servizio di ben più interessante repertorio?