dal: 30-10-2019 al: 10-11-2019
Terminato
Largo Greppi, 1, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Rumori fuori scena

Stagione 2019 -2020
Di Michael Frayn
Regia di Valerio Binasco
Cast Andrea Di Casa, Elena Gigliotti, Fabrizio Contri, Francesca Agostini, Giordana Faggiano, Ivan Zerbinati, Milvia Marigliano, Nicola Pannelli e Valerio Binasco
Una produzione Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
Recensione di: Laura Bevione Voto 2.5

Rumori fuori scena di Michael Frayn, per la regia di Valerio Binasco, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 30 ottobre al 10 novembre 2019

Un testo arcinoto, cavallo di battaglia di miriadi di compagnie amatoriali ovvero di professionisti vocati all’intrattenimento: per quale ragione un teatro nazionale sceglie di produrne una nuova edizione? Forse una volontà di destrutturarlo e ripensarlo secondo un’idea originale?
Uno spettacolo che faccia ridere, e basta, forse non dovrebbe rientrare fra le priorità di un’istituzione che, per statuto, dovrebbe invece promuovere drammaturgia negletta e stimolare dubbi e pensieri… Eppure quello diretto da Valerio Binasco – anche interprete, ovviamente nel ruolo del regista – è un allestimento unicamente finalizzato al riso, senza neppure testimoniare di quella presunta riflessione sui meccanismi della comicità, all’incrocio fra teatro, cinema e televisione, che la regia dichiara di avere sotteso alla propria messinscena. Il risultato è uno spettacolo certo superficialmente divertente – rendere noioso quel meccanismo perfetto che è il play di Frayn sarebbe un’impresa davvero degna di rilievo – ma troppo lungo – tre ore – e condotto da un cast non omogeneo. Non tutti gli interpreti, infatti, appaiono all’altezza del ritmo speditamente frastornante della commedia, pur con felici eccezioni, quali le generose prove regalate da Milva Marigliano, Andrea Di Casa e Nicola Pannelli. Per il resto, ci si affanna con mossettine e smorfie varie per suscitare la risata in un pubblico che abbandona la sala divertito ma certo né interrogato né minimamente turbato, nulla di diverso da quanto avviene all’uscita di un teatro dichiaratamente commerciale. L’esigenza di incrementare spettatori e di rispettare gli algoritmi ministeriali non dovrebbe condurre i teatri nazionali ad abdicare alla propria funzione eminentemente culturale, limitando pure la libertà di sperimentare e innovare dei consulenti artistici…