Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30
*Sala soggetta a cambio d’orari.
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SCHEDA SPETTACOLO: L’importanza di chiamarsi Ernesto
L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO per la regia di Francesco Frongia e Ferdinando Bruni in scena al Teatro dell’Elfo
L’importanza di chiamarsi Ernesto (il nome in cartellone è cancellato: si sa che Ernest in inglese può anche essere “onesto”, donde l’ambiguità del testo). Una commedia alla Wilde: perfetto congegno teatrale, ma francamente datato, invecchiato. Ci sono battute fulminanti, dialoghi eccellenti, ma il gioco dei finti fratelli oggi diverte molto meno di cento e più anni fa (la commedia è del 1895).
La società vittoriana, sappiamo, è il bersaglio preferito di Wilde: ma qui il gioco è macchinoso, forzato, fine a se stesso. I registi sono sempre Bruni e Frongia: qui hanno scelto una soluzione pop, tutto è colorito, estroverso, sopra le righe, tutti i personaggi diventano spassose macchiette. Soluzione facile, divertente, sicuramente la più gradita al pubblico che ride di gusto e applaude, ma anche la meno interessante oggi. Certo, alcuni attori hanno tempi comici riusciti e sono davvero brillanti, soprattutto Riccardo Buffonini, Algernon Moncrieff, uno dei due giovanotti col finto fratello e Camilla Scheller, ingenua Cecily. Gli altri calcano la mano, a caccia della risata.
Difficile dire quali altre soluzioni potrebbero esserci oggi per un testo del genere, senza cadere nell’archeologia o nella farsa. Spettacolo che piace molto, fa ridere molto, ma fa pensare poco.