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SCHEDA SPETTACOLO: MADAME BOVARY
C’è un tratto carnale, sanguigno in questa Madame Bovary riscritta da Letizia Russo per la regia di Andrea Baracco; un tratto che Lucia Lavia, nei panni della protagonista, ha accolto dentro di sé con lo spirito della devota.
Il personaggio creato da Gustave Flaubert si tinge qui di una sessualità esplicita, un erotismo prorompente che coincide con un’altra sfumatura significativa già presente nella Bovary originale: quell’eterna fame di vita che diventa bisogno implacabile di esistere in una forma libera da qualsiasi costrizione.
Emma Bovary, come Don Chisciotte, come Amleto è una sapiente fabbricatrice di illusioni, e pare mossa, sempre, da una folle, a tratti esasperante, volontà di renderle concrete queste illusioni, di cucirsele addosso, indossarle senza curarsi delle evidenti sproporzioni che portano in dote, di farne splendidi fondali della propria sbiadita esistenza.
La signora Bovary è vittima delle proprie fantasie: desidera far del suo percorso sulla terra materia da romanzo e nella ferma volontà di divenire protagonista indiscussa della vita che le hanno dato da vivere, inciampa costantemente fino a perdere il ritmo dei propri passi, per poi sbagliare grossolanamente il tempo dell’ingresso in scena. Così, anziché precipitare in quell’orgia perpetua che crede aver diritto di abitare, si ritrova in una stretta gabbia piena di trappole, doppi fondi, bassezze.