dal: 09-10-2018 al: 16-11-2018
Terminato
Largo Greppi, 1, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: La tragedia del vendicatore

Stagione 2018 -2019
Di Thomas Middleton
Regia di Declan Donnellan
Cast Alessandro Bandini, Ivan Alovisio e Massimiliano Speziani
Una produzione Piccolo Teatro Di Milano - Teatro D’Europa
Recensione di: Sara Chiappori Voto 3.5

Oltre al nome, Vindice ha ottime ragioni per volersi vendicare. Il vecchio e libidinoso Duca ha stuprato e avvelenato Gloriana, sua promessa sposa. Con l’aiuto del fratello Ippolito, valletto a corte, architetta un piano diabolicamente ingegnoso. Cambia identità, si presta a fare da ruffiano e da sicario, mette alla prova il pudore della sorella Castiza e l’onestà della madre, si aggira tra i corridoi dove figli e figliastri del Duca (Lussurioso, Junior, Ambizioso, Supercavuo, Spurio) tramano, confabulano, si gingillano viziosi, viziati e piuttosto stupidi, entra nelle alcove semincentuose della Duchessa, rinviene e traveste cadaveri, trasforma il teschio avvelenato dell’amata nell’arma di un castigo micidiale, mentre teste mozzate girano in una borsa come in un film di Peckinpah e le torture prevedono perversioni e coincidenze che fanno di Tarantino un collegiale quasi pudico.
La vendetta, si sa, alimenta la fantasia teatrale dai tempi degli Atridi. Nell’epoca d’oro dell’età elisabettiana diventa addirittura un genere. La tragedia del vendicatore (oggi definitivamente attribuita a Thomas Middleton, contemporaneo di Shakespeare, dopo che per secoli è stata ritenuta di Cyril Tourneur, anche quando la fece Ronconi nel 1970 con cast tutto femminile) ne è esempio paradigmatico. La sua vocazione satirica tendente allo splatter non andrebbe sottovalutata cercando al suo posto profondità psicologiche qui del tutto fuori luogo.
Declan Donnellan, ruggente Leone d’oro inglese e gran maestro del teatro shakespeariano, l’ha scelta per la sua prima regia in italiano, produzione di punta del Piccolo. Il testo, molto abilmente asciugato da Donnellan e poi tradotto da Stefano Massini, è un dispositivo vigoroso che scorre fluido, a dispetto dell’intricatissima trama, sulla scena disegnata da Nick Omerod a dominante rossa con sfondi da Rinascimento italiano, le corti di Mantegna e Piero della Francesca che per contrasto vegliano su un mondo in decomposizione stilizzato da un’estetica di eleganza contemporanea. L’immaginario è opulento ma il ritmo è swing (da scaricare e mettere in playlist Ahi Ahi Ahi di Misiti). Troppo leggero? Forse, ma per ottenere questo tocco di grazia feroce bisogna essere scesi nell’abisso e quindi riemersi. È un burlesque con il cuore nero, questo spettacolo, che gioca con il male a cui tutti siamo esposti molto di più che con le fin troppo facili analogie con il presente. Attenzione, perché la gradevolezza è solo apparente. Magnifici Fausto Cabra (Vindice) e Massimiliano Speziani (il Duca), convincenti Ivan Alovisio (Lussurioso), Raffaele Esposito (Ippolito), Pia Lanciotti (la Duchessa), più impacciati i giovani, ma cresceranno.