Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.
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Le riletture dei testi cecoviani fatti dalla Compagnia Òyes dimostrano che la forza dell’autore del Giardino dei ciliegi è davvero inesauribile. Curioso era il loro Zio Vanja sulla spiaggia di Rimini, certamente interessante questa rilettura del Gabbiano. Čechov c’è, ma solo in parte, solo a frammenti. La base del lavoro è l’improvvisazione: ogni personaggio viene dilatato, deformato, esasperato a partire da suggestioni certamente presenti nel testo.
Si parte con un funerale: quello della Arkadina. Medvedenko, il banale fidanzato e poi marito di Maša, si scatena in banalissimi discorsi funebri sulla defunta, ma poi Nina dice il suo famoso e fumoso monologo al centro del primo atto, Kostja le urla il suo amore non corrisposto, fino alla disperazione (e al denudamento, forse superfluo), Nina si butta tra le braccia dell’indifferente Trigorin, che la seduce raccontandole le sue imprese letterarie nel bel monologo qui mantenuto. Interessante la ricostruzione, in Cechov solo raccontata nel quarto atto da Kostja, del loro amore infelice: in effetti un bel materiale su cui improvvisare. Insomma uno spettacolo con molti spunti stimolanti e una compagnia affiatata, energica, dinamica (anche se in qualche momento girano a vuoto). Stefano Cordella, che guida il gruppo e firma la regia, ha idee da vendere e le sa coordinare con un ottimo ritmo.Čechov è davvero smontabile e rimontabile senza che perda energia.