dal: 10-03-2017 al: 19-03-2017
Terminato
via Pietro Boifava, 17, 20142 Milano
Tel: 02 84892195
Orari:

Prezzi: -- €

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SCHEDA SPETTACOLO: CHINGLISH (CINGLESE)

Stagione 2016-2017
Di David Henry Hwang
Regia di Omar Nedjari
Cast Angelo Colombo, Annagaia Marchioro, Enrico Maggi, Federico Zanandrea e Valentina Cardinali
Una produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano e Formelinguaggi
Recensione di: Arianna Lomolino Voto 2.5

Il protagonista di Chinglish è Daniel Cavenaugh, un dirigente americano deciso a entrare in affari con la Cina per poter rilanciare la sua azienda di cartelli. Il cuore dello spettacolo inizialmente sembra riguardare proprio la difficoltà comunicativa, non solo linguistica, fra Cina e Occidente. L’ironia sulle traduzioni online – ma poi scopriremo non solo –  fa da sfondo a un prologo divertente che, oltre a mettere al centro la vicenda di Daniel (un bravo Federico Zanandrea), mette la mani avanti rispetto alle aspettative linguistiche del pubblico.
La regia di Omar Nedjari riesce a creare un’atmosfera frizzante, scandita in tempi ben contenuti, giocando con i pochi elementi in scena, scegliendo effetti musicali vignettistici ed efficaci. Brava anche la Brugola Annagaia Marchioro, convincente nel fingere un italiano (che sarebbe inglese) impastato di cinese (inventato), nei panni fascinosi di un ambiguo ma determinato viceministro. Enrico Maggi ricopre i ruoli dei due uomini di potere: Ministro della Cultura prima e uno ieratico giudice poi. La figura più amara è quella di Angelo Colombo, intermediario – improvvisato – fra Daniel e le istituizioni cinesi, che in quanto a interpreti lasciano molto a desiderare, ed è piacevole l’interpretazione sempre improbabile delle traduttrici di Valentina Cardinali. L’affare sembra quindi da farsi, ma non senza imprevisti: l’azienda di Daniel si risolleverà e il Centro Culturale Internazionale in questa città della Cina avrà cartelli tradotti senza spiacevoli e imbarazzanti errori.
Al di là dell’ilarità suscitata fra un pubblico entusiasta, rimane non chiaro l’intento finale. Se è di fatto interessante prendere in esame le reali difficoltà comunicative che possono presentarsi nel confronto fra un cinese e un occidentale, lo è anche considerare questa difficoltà nei termini più ampi di logiche internazionali e di globalizzate del mercato. Ma qui ciò che assume più forza sembra essere infine il tema della corruzione, affrontato però con troppa leggerezza, al punto da non riuscire a capire se lo scopo sia quello di additare una realtà infelicemente condivisa e ineludibile, riducendo così la morale della commedia a un semplicistico “tutto il mondo è paese”.