dal: 15-11-2018 al: 25-11-2018
Terminato
Corso di Porta Romana, 63, 20122 Milano
Tel: 02 5518 1377
Orari:

Lunedì: riposo
Mercoledì, giovedì, sabato: ore 20.30
martedì e venerdì: ore 19:30
Domenica: ore 16.00

Prezzi: 13,50 < 34 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Alla mia età mi nascondo ancora per fumare

Stagione 2018 -2019
Di Rayhana
Regia di Serena Sinigaglia
Cast Annagaia Marchioro, Carla Manzon, Chiara Stoppa, Giorgia Senesi, Irene Serini, Marcela Serli, Matilde Facheris e Sandra Zoccolan
Una produzione ATIR Teatro Ringhiera
Recensione di: Francesco Tei Voto 3

L’autrice algerina di Alla mia età mi nascondo ancora per fumare si nasconde dietro uno pseudonimo per proteggersi dall’ira e dalle violenze degli integralisti, che non amano affatto i suoi lavori (già ha subito un’aggressione e attualmente vive e lavora in quella Francia che, anche in questa pièce, appare come il sogno e la terra promessa per chi vive in certi Paesi del Nordafrica). Nel testo un gruppo di donne di età, storie e idee religiose diverse si ritrova tra le acque di un hammam. Prigioniere tuttora di una condizione femminile subalterna nei confronti dei maschi-padroni, le donne parlano tranquillamente e in maniera esplicita di sesso e di altri argomenti di attualità (il ruolo della donna nella società islamica, la religione, l’amore, i difficili rapporti con il mondo maschile), calate in una modernità con la quale convivono, in modo inquietante, l’arretratezza del ruolo in cui restano confinate così come la prospettiva incombente della violenza, degli attentati o delle “punizioni” degli integralisti.

La situazione di fondo è drammatica, tragico e sanguinoso è il finale. Eppure il grande merito del lavoro di Rayhana (accentuato ancora di più in questa edizione italiana diretta da Serena Sinigaglia) è di puntare sulla leggerezza, su un tono spesso ilare e graffiante, su un’ironia gustosa e ricca di sapidi umori: insomma, su registri da commedia, che rendono questa sorta di Le cognate un testo soprattutto divertente. Anche se il ritratto di una realtà feroce e delittuosa, che schiavizza e opprime principalmente le donne, garantisce comunque allo spettacolo il valore di un forte messaggio civile e politico. Scelta azzeccata della messinscena della Sinigaglia quella di non spingere le attrici a “fare le arabe” – diciamo così – con l’esito di creare personaggi improbabili, artificiali e forzati, diversi da quelli, ben più naturali, in cui queste ottime otto interpreti possono essere più loro stesse. Forse con qualche piccolo eccesso, ma un pregevolissimo “collettivo” di soliste, di esperienza e militanza teatrali diverse ma di identiche affidabilità e bravura.