dal: 22-04-2015 al: 26-04-2015
Terminato
Largo Greppi, 1, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Cendrillon (Cenerentola)

Stagione 2014-2015
Di Joël Pommerat
Regia di Joël Pommerat
Cast Alfredo Cañavate, Caroline Donnelly, Catherine Mestoussis, Deborah Rouach, Julien Desmet, Marcella Carrara, Nicolas Nore e Noémie Carcaud
Una produzione Compagnie Louis Brouillard, La Monnaie/ De Munt e Théâtre National / Bruxelles
Recensione di: Francesca Serrazanetti Voto 3

Un’incomprensione può essere il motore delle storie e dell’immaginazione. È questo il punto di partenza della narrazione nella Cenerentola rivisitata da Joël Pommerat, autore e regista francese che da anni riscuote grandissimo successo a livello internazionale.

La storia di Sandra, alias Cendrier (“posacenere”, come verrà soprannominata dalla matrigna e dalle sorellastre) o Cendrillon (Cenerentola, come sembrerà al Principe), è tutta giocata sul fraintendimento delle ultime parole della madre: solo se penserà di continuo a lei, si convince Sandra, non sarà morta davvero. Il tema dell’elaborazione del lutto assume così un’importanza centrale rispetto alla fiaba raccontata da Perrault e dai fratelli Grimm, e viene affrontato con delicatezza e ironia, affiancato dalle ossessioni più comuni della contemporaneità. La casa della matrigna, ostentatamente “moderna”, è un’architettura di vetro che incarna il mito domestico più controverso del XX secolo; la convivenza con la nuova compagna del padre è tormentata da gelosie che opprimono molti figli di genitori separati; l’ossessione del corpo e dell’eterna giovinezza occupa di continuo i pensieri della matrigna; le sorellastre sono viziate vittime della moda, dell’immagine e dei soldi.

I temi centrali della fiaba originale mutano valore e significato: la fata non governa i poteri della bacchetta magica, il principe è un bambino impacciato e asociale, la scarpetta sarà perduta dalla Cenerentola sbagliata e sarà piuttosto un pegno d’amore che un indizio per rintracciare l’amata. La scrittura gioca sul ritmo delle parole, con i dialoghi serrati e la voce del narratore che governa il buio dei continui cambi di scena. Il vuoto del palco è delimitato da pareti luminose e proiezioni alle quali è demandato ogni ruolo scenografico: da muri scuri e opprimenti della camera-scantinato di Sandra, a pareti vetrate che annullano il confine tra il giardino e l’interno della casa della matrigna, a schermi che assumono le textures della modernità e moltiplicano la profondità della scena con le immagini virtuali degli attori. L’interpretazione lavora sulla sottrazione, svuotandosi dei canoni tradizionali e trovando forza nella trasposizione di alcuni simboli: la testa della bambina, ossessionata dal pensiero della madre, è ingigantita da una lente di ingrandimento che la porta quasi a scoppiare; il prologo e l’epilogo sono tradotti in gesti che duplicano la voce del narratore sulla scena, conferendole un valore astratto e universale.

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