sala Fassbinder
MER-GIO: 21:30
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«Chi verrà al mio funerale?». Resta senza risposta la domanda che lanciano Daria Deflorian e Antonio Tagliarini nel loro Ce ne andiamo per non darvi troppe preoccupazioni. Ma insieme alle altre che accompagnano lo spettacolo – «Chi mi sistemerà le mani quando sarò morto?» – risulta un potente grido di denuncia verso i dolori che nascono dalla crisi economica. A partire dalla storia di quattro pensionate greche che scelgono il suicidio per non sentirsi di peso per la società: un fatto vicino alle nostre cronache, che arriva però da un romanzo di Petros Markaris.
Nello spettacolo quest’immagine si fonde senza soluzione di continuità con le problematiche – vere o immaginarie – dei quattro attori. Se le anziane greche hanno saputo dire il loro “No”, anche gli artisti ci provano: entrando in scena e dicendo di non voler fare lo spettacolo. Incipit d’effetto quanto abusato che qui però è motivato ed efficace, anche grazie alla straordinaria bravura di Daria Deflorian (premio Ubu 2012) e degli altri tre interpreti. Ognuno racconterà le proprie storie, fra il lavoro che non c’è e la difficoltà di pagare il condominio, e ci sarà poi un improvviso litigio in scena che diverrà un’immagine chiara della crisi.
Anche Deflorian/Tagliarini, come molti gruppi della ricerca nostrana o internazionale (penso a Teatro Sotterraneo, alla compagnia Dionisi o ai newyorkesi Radiohole), indagano il confine fra finzione e realtà. A volte la voce impostata e i gesti precisi rendono meno credibile il gioco, che nell’ultima parte perde ogni interesse, ma le cose potranno aggiustarsi prima del debutto ufficiale a Romaeuropa. Ottimo l’andamento a spirale del testo, che riporta sempre in scena le quattro pensionate facendo però ampie e colorite deviazioni.
Le foto della gallery sono di Claudia Pajewsky.