Martedì – sabato: ore 20.45
Domenica: ore 15.30
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SCHEDA SPETTACOLO: CALENDAR GIRLS
Le signore della buona borghesia si spogliano solo per una buona causa
Inghilterra, fine anni ’90. Un gruppo di signore di mezza età, appartenenti a un’importante associazione di volontariato legata alla Chiesa, organizzano per beneficienza una raccolta fondi destinata all’ospedale, in cui è morto di leucemia il marito di una di loro. Con un bizzarro colpo di genio, decidono di realizzare un calendario di nudi artistici, immortalando se stesse in situazioni quotidiane. Scandalo, ma anche grande successo: il calendario raccoglie oltre un milione di sterline.
Che Oltremanica humor e conformismo borghese vadano a braccetto è cosa risaputa (Bennett insegna). Ma questa è una storia vera. Poi approdata con grande successo al cinema (Helen Mirren, Julie Walters e Linda Basset tra le protagoniste) e quindi, per mano dello stesso autore della sceneggiatura, Tim Firth, in teatro nel 2008. Una pièce con tutti gli ingredienti per sfondare: una bella storia, dialoghi spumeggianti, quel mix di tragico e comico che piace a tutti, un messaggio etico e sociale veicolato con il sorriso. Insomma perfetta per un teatro commerciale di qualità. In Italia il colpaccio lo hanno fatto Agidi ed Enfi Teatro, accaparrandosi per la prima volta i diritti e mettendo insieme il cast ideale, capeggiato da Angela Finocchiaro, Laura Curino e Ariella Reggio. Comune denominatore: una buona dose di encomiabile (auto)ironia perché nella scena clou, quella della realizzazione del calendario, le signore si devono spogliare. La regia di Cristina Pezzoli le asseconda con garbo, lasciando trovare a ciascuna di loro il proprio modo di farlo con la giusta leggerezza e, perché no, divertimento. Certo, in generale la caratura dei personaggi rimane un po’ basica, l’approfondimento delle ambivalenze caratteriali di alcune di loro cede il passo alla semplificazione e il secondo tempo, quando ormai l’atteso striptease è avvenuto, si dilata ingiustificatamente nei tempi. Ma il solido mestiere e la travolgente simpatia umana di tutti gli interpreti fanno la differenza, rendendo l’operazione comunque godibile. Non altrettanto si può dire per le scene e i costumi, le prime ambiziose ma senza inventiva, i secondi ad accentuare, e non ce n’era bisogno, il lato macchiettistico di ciascun personaggio. Ma il pubblico ci sta e Calendar Girls vince la sua scommessa anche in Italia, almeno al botteghino.