ore 21 (domenica ore 18.30)
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SCHEDA SPETTACOLO: PRIMA DELLA BOMBA
Prossima fermata, Repubblica. Next stop, Repubblica. Potrebbe essere la metropolitana di Roma, o anche quella di Milano. Davide, che adesso si chiama Ibrahim, è pronto a farsi esplodere premendo l’interruttore della bomba che si è fabbricato in casa, usando la polvere dei petardi e cercando su youtube le istruzioni necessarie. Come da ragazzo italiano qualunque, mediamente irrequieto e insoddisfatto, si sia trasformato in un foreign fighters della Jihad ce lo racconta, o almeno ci prova, Prima della bomba di Roberto Scarpetti, già autore di Viva l’Italia sulle morti di Fausto e Iaio nella Milano della strategia della tensione. Ma, contrariamente a quel testo, dove l’approccio quasi giornalistico aiutava a rimettere in prospettiva un episodio mai chiarito, qui il luogo comune della cronaca prende il sopravvento. Soggetto e struttura sono potenzialmente interessanti. La conversione di Davide all’Islam è costruita a ritroso: c’è un evento scatenante, che si capirà solo alla fine, nel mezzo le tappe di una crisi esistenziale che prima lo avvicina a una moschea, facendogli scoprire una nuova comunità, e poi lo spinge verso l’integralismo e quindi il terrorismo, mentre intorno a lui si muovono le figure fondamentali delle sue due vite, la madre, la fidanzata, i vecchi amici e quelli nuovi. Il problema è lo schematismo di una narrazione a tesi che riduce la complessità della questione inglobando banalità socioculturali in dialoghi ultrasemplificati. Un po’ come avrebbe fatto un tempo Alberoni, Scarpetti ci dice che l’Islam e le sue degenerazioni fondamentaliste sono la reazione a un Occidente omologato, esausto ma ancora arrogante, mentre la follia della guerra santa attrae come unica forma di ribellione contro un mondo sbagliato. Cesar Brie, di nuovo al fianco di Scarpetti dopo Viva l’Italia, prova a dare profondità cercando composizioni teatrali di immagini fortemente evocative e dirigendo con cura i suoi attori molti generosi (Andrea Bettaglio, Catia Caramia, Massimiliano Donato, Marco Rizzo e Umberto Terruso), ma lo spettacolo resta atono.