Martedì-mercoledì-giovedì-venerdi-sabato ore 20.30
Domenica ore 16.00
Domeniche di giugno ore 17.00
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SCHEDA SPETTACOLO: L’ABITO NUOVO
È nota l’ammirazione che Eduardo portava all’opera di Pirandello. Stima e interesse peraltro ricambiati. Meno conosciuta è la commedia che scrissero a quattro mani, L’abito nuovo, «da un racconto di Luigi Pirandello dialogato in due atti e tre quadri e concertato da Eduardo De Filippo». A portarlo in scena, dopo anni di oblio, ci ha pensato Michelangelo Campanale, affascinato dalla vicenda dell’umile Michele Crispucci che vent’anni prima aveva ripudiato la moglie, donna bellissima diventata famosissima prostituta d’alto bordo. Crispucci da una vita vuole farsi un nuovo vestito specie ora che la figlia, educata con ogni timore di Dio, va in sposa a un ottimo giovane. Ma tutto crolla per l’arrivo in città della donna in tournée con il suo circo. Il giovane si eclissa, i colleghi di ufficio lo deridono, il capufficio lo esilia, ma la super cocotte ha un incidente e muore lasciando il marito erede di un enorme patrimonio. E allora il pretendente ritorna, i colleghi e il capufficio lo trattano con tutti i riguardi, la cittadinanza tutta sembra dargli quel rispetto sempre negato. Crispucci, però, non ci sta e vuole rifiutare l’eredità dando inizio a un balletto di ipocrisia, avidità e cinismo. Infine comparirà, stravolto e sconfitto, con un nuovo vestito a celebrare la sua consapevole capitolazione. Campanale rispetta Eduardo ma rispetta anche il proprio modo di fare un teatro di grande potenza visiva. Il suo bellissimo spettacolo si apre alle contaminazioni e così l’arrivo del circo in città sembra tratto da un disegno di Félicien Rops, l’ufficio ci rimanda a incubi kafkiani e nel finale chiama in causa una maschera di Eduardo dalle movenze pulcinellesche. Il testo viene così esaltato e, nella sua omogeneità di toni “seri”, ci è parso superiore ad altri lavori dell’Eduardo “pirandelliano” come il più blasonato La grande magia, straordinario nel côté farsesco ma indigeribile nei tormenti filosofici. Grande interprete Marco Manchisi. Una prova, la sua, tutta giocata in sottrazione nella prima parte per poi esplodere in un finale di profonda emozione. Di livello il numeroso cast con, tra gli altri, Salvatore Marci, Nunzia Antonino e un sorprendente Dante Manchisi.