dal: 28-11-2019 al: 08-12-2019
Terminato
Corso di Porta Romana, 63, 20122 Milano
Tel: 02 5518 1377
Orari:

Lunedì: riposo
Mercoledì, giovedì, sabato: ore 20.30
martedì e venerdì: ore 19:30
Domenica: ore 16.00

Prezzi: 13,50 < 34 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Il berretto a sonagli

Stagione 2019 -2020
Di Luigi Pirandello
Regia di Valter Malosti
Cast Maria Lombardo, Paola Pace, Paolo Giangrasso, Roberta Caronia, Roberta Crivelli, Valter Malosti e Vito Di Bella
Una produzione Tpe Teatro Piemonte Europa
Recensione di: Laura Bevione Voto 3.5

“La lucida follia del Ciampa di Malosti”
Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello, adattato e diretto da Valter Malosti, va in scena al Teatro Carcano dal 28 novembre all’8 dicembre

Valter Malosti è regista e protagonista di un allestimento che riesce a esaltare il dettato pirandelliano quanto più pare allontanarsene.
Il regista torinese utilizza la prima stesura del testo redatta in siciliano e da quella deriva un copione che mescola dialetto e italiano, orchestrando una partitura dal ritmo secco e spezzato, punteggiato da esasperate accelerazioni e contraddistinto da costante tensione. Allo scialbo pirandellismo, colpevole di affogare la riflessione del drammaturgo in un dettato melodrammatico e monocorde, Malosti sostituisce un gusto per il grottesco e per una certa comicità surreale e spiazzante assai più aderente al “sentimento del contrario” che, secondo il siciliano, definiva l’umorismo.
Ecco dunque l’agitata brama di vendetta – o giustizia – di Beatrice, la moglie tradita – interpretata con efficace ed energica isteria da Roberta Caronia – che rinuncia al decoro e alla “dignità” fin dalla prima comparsa in scena così che la finale decisione di fingersi “pazza” per salvare l’onore risulta del tutto naturale. Ecco Sarina, la moglie fedifraga, comparire in scena agghindata come una Madonna da processione – o una modella di Dolce e Gabbana – salvo rivelare tratti decisamente poco femminili.
Ed ecco, soprattutto, Ciampa, tradito due volte, dalla moglie e dal datore di lavoro cui riservava devozione assoluta: Malosti ne fa una sorta di folle raisonneur, in cui la pazzia – nell’atto finale entra in scena con un’ascia, i capelli bianchi arruffati, una traccia rosso sangue sulla fronte – coincide con una limpida e dolorosa lucidità di analisi della realtà. In quel frangente risulta la verità delle considerazioni del personaggio sul “pupo” che ciascuno è costretto a interpretare. Una concezione chiosata efficacemente dalla scenografia: pannelli di specchi che rinchiudono l’unico spazio scenico, occupato da un divano e da innumerevoli valigie, e che ribadiscono la necessità, avvertita però soltanto da Beatrice e Ciampa, non a caso i due personaggi “soccombenti”, di guardarsi per ciò che realmente sono.