dal: 09-01-2018 al: 14-01-2018
Terminato
Via Filodrammatici, 1, 20121 Milano
Tel: 02 3672 7550
Orari:

lunedì/ CHIUSURA
martedì/ 21.00
mercoledì/ 19.30
giovedì/ 21.00
venerdì/ 19.30
sabato/ 21.00
domenica/ 16.00

 

Prezzi: 8 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: UTØYA

Stagione 2017-2018
Di Edoardo Erba
Regia di Serena Sinigaglia
Cast Arianna Scommegna e Mattia Fabris
Una produzione co-produzione ATIR Teatro Ringhiera/ Teatro Metastasio di Prato e con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia in Italia
Recensione di: Renzo Francabandera Voto 4

Ispirato al libro Il silenzio sugli innocenti di Luca Mariani, un testo premiato per la sua lucidità giornalistica, nasce un allestimento che raccoglie la sfida della regista Serena Sinigaglia, da anni impegnata a portare in teatro le contraddizioni della nostra società. In questo caso, si parla della strage lucidamente compiuta da Anders Breivik sull’isola norvegese di Utøya, dove perirono una settantina di giovani militanti del Partito Socialista norvegese. La bellissima scena disegnata da Maria Spazzi, ispirata come sempre da un minimalismo art brut ma che non manca di raggiungere il massimo della potenza evocativa, ospita i dialoghi di tre coppie norvegesi che, per vari motivi, assistono impotenti alla tragedia: due vicini di casa dell’attentatore, una coppia di genitori di una possibile vittima che sono sicuri di avere la figlia sull’isola, e due gendarmi di una stazione di polizia vicina all’isola di Utøya, che provano a intervenire ma vengono per giunta fermati dai loro superiori.

Questi tipi umani scandiscono una narrazione in cui la tragedia non viene raccontata da chi vi ha partecipato. E noi spettatori, guardando chi guarda, in un gioco di rimandi, in cui siamo detentori di un’informazione che i protagonisti in scena non hanno, siamo colti da inevitabile ansia. L’espediente drammaturgico, pur con qualche ridondanza, funziona, anche grazie alle notevoli interpretazioni, ma non è una novità, di Arianna Scommegna e Mattia Fabris. Lo spettacolo raggiunge dunque il suo obiettivo di ricercare le ragioni stesse della violenza come manifestazione di disagio, nelle crepe di una società impossibilitata a prevenire questi atti perché incapace di connettere il tessuto sociale, ma anzi spinta sempre più a un monadismo tecnologico a misura di facebook e twitter, con personaggi che parlano senza ascoltarsi e senza essere ascoltati a loro volta dall’esterno. Una inquietantissima bolla capace di spiegare molto bene il tema in discussione.