dal: 07-02-2017 al: 19-02-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: SCANDALO

Stagione 2016-2017
Di Arthur Schnitzler
Regia di Franco Però
Cast Adriano Braidotti, Alessio Bernardi, Andrea Germani, Artur Cocetta, Astrid Meloni, Ester Galazzi, Federica De Benedittis, Filippo Borghi, Lara Komar, Riccardo Maranzana e Stefania Rocca e Franco Castellano
Una produzione Artisti Riuniti, Mittelfest 2015 e Teatro Stabile Del Friuli Venezia Giulia
Recensione di: Roberto Canziani Voto 2.5

Mettere in scena per la prima volta in Italia e intitolare Scandalo il lavoro che Arthur Schnitzler terminò nel 1897 e nell’originale si intitola Das Vermächtins (il testamento, il lascito, il dono), è un suggerimento di lettura. O un indirizzo di regia. Se la vicenda che Schnitzler racconta è quella di una donna “diversa” (in questo caso, per ceto sociale) che per un gesto buonista, viene prima accolta in una famiglia della Vienna perbene e poi ipocritamente, delittuosamente, lasciata morire, è chiaro che il tema si presta a leggere in Das Vermächtins anche la storia di un femminicidio (parola contemporanea, che però calza). E lascia pure spazio a un’analisi su quei sentimenti che oggi, come allora noi, in tempo di crisi, nutriamo nei confronti del “diverso”. Una diversità che non è più di ceto sociale, ma è quella di colui o colei che viene da altrove, straniero, migrante, immigrato, rifugiato. Ha scelto pertanto, il regista Franco Però, di far interpretare Toni (la donna “diversa” che una storia d’amore e morte fa entrare nella famiglia conformista dei Losatti) alla brava Astrid Meloni. I suoi capelli crespi, la carnagione, le sue stesse origini (la madre è eritrea) aprono quel turbamento, quel sospetto, che in alcuni di noi, scatena le peggiori reazioni razziste.
Ma il testo originale sviluppa piuttosto il tema della libertà di pensiero e di comportamento dentro una famiglia dominata dal conformismo. E tratteggia meglio l’altra figura femminile, perfettamente integrata al contesto, che può però vederne la brutalità e denunciare la spietatezza. Ruolo per il quale la regia ha voluto Stefania Rocca, “spirito libero” dentro il quadretto borghese dei Losatti, molto simile a certe asfissianti famiglie pirandelliane o di Svevo. Fuma, accavalla le gambe e (quel che è peggio!) ragiona, come sarebbe permesso solo agli uomini, l’attrice meno conformista del panorama italiano, che dà vita a un personaggio, un po’ dimostrativo sulla carta, ma illuminato in scena di inattesi bagliori. E ci vorrebbe la psicanalisi per svelare qualcosa in più dell’inafferrabile creatura. Numerosa, come oramai sembra impossibile fare, la compagnia dello Stabile del Friuli Venezia Giulia disegna in maniera convincente ambiente e comportamenti primo ’900. Madre borghese perfetta è Ester Galazzi. Franco Castellano riesce a catturare un sapore caricaturale nel personaggio del temibile padre di famiglia. E lo spettacolo se ne giova alquanto.