dal: 24-10-2017 al: 29-10-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: RICCARDO III

Stagione 2017-2018
Di Michele Sinisi scritto con Francesco M. Asselta
Regia di Michele Sinisi
Cast Michele Sinisi
Una produzione Elsinor Centro di produzione teatrale
Recensione di: Tommaso Chimenti Voto 3

Il dramma dell’esistenza, che si trascina e fa il solco nel tempo che rimane, senza saperlo gestire, è la gamba che striscia a terra, è il braccio poliomielitico riverso sul costato come una lancetta dei secondi ferita, è l’autistico «Now» (ora) sparato mille volte, e a decibel sempre più infuocati, nel microfono che amplifica la rabbia e la frustrazione. Scordatevi il grottesco RIII di Alessandro Gassman. Qui nel Riccardo III di Michele Sinisi (che già qualche anno fa compose un Amleto in solitaria, brillante e colorato), che ne cura anche l’adattamento e la regia, e lo espone in inglese, il magma è pulsante, il vulcano erutta parole di carne e fuoco.

C’è un forte autobiografismo in quel tavolo che si fa porta, lavagna ma soprattutto obitorio freddo dalle eco così strazianti. Scrive con il sangue per poi lavare il vermiglio con un colpo di spugna, in un ingaggio corpo a corpo con se stesso, fisico e violento, nelle pallonate imprecise con il Super Santos arancione adolescenziale, nei colpi di vernice insanguinata come un Pollock ancora più caustico. È un uomo solo, in questa performance fisica, immerso in un grande lavoro attorale su corpo e voce, con estremo rigore e coerenza stilistica che Sinisi non molla e tiene alta dall’inizio alla fine. Quel claudicare rimbalza dall’arto e, nell’ «inverno del nostro scontento», attira e attrae tutta la platea nel gorgo di una lucida follia che trova la sua sponda nell’audio di una telefonata che riverbera parole tragiche di piccole morti di bambini.

La strage degli innocenti non solo biblica, non solo shakespeariana, ma anche reale, è Gaza. È qui, è oggi, è ora anche nel nostro piccolo universo (questo il tratto autobiografico) e, tra le urla e la maglia calcistica dell’Inghilterra inzaccherata di rosso, il suo «I’m finished» è un coltello che si pianta tra il dato di fatto e le aspirazioni. Il canto funebre «Come fai a uccidere i bambini?» ci fa fare il salto carpiato nel Dostoevskij di Leonardo Capuano