dal: 14-11-2017 al: 03-12-2017
Terminato
Via Mac Mahon, 16, 20155 Milano
Tel: 02 3453 2140
Orari:

Martedì/venerdì h. 20.45.
Sabato h. 19.30.
Domenica h. 16.

Prezzi: 9 < 18 €

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SCHEDA SPETTACOLO: VICTOR HUGO E ADELE – GEORGES SIMENON E MARIE JO “UNA PROMESSA D’AMORE”

Stagione 2017-2018
Di di Lucrezia Lerro
Regia di Lorenzo Loris
Cast Monica Bonomi e Silvia Valsesia
Una produzione Teatro Out Off
Recensione di: Renzo Francabandera Voto 2.5

A quattro anni da “Prodigiosi deliri”, in cui venivano presi in esame alcuni famosi casi psichiatrici, Lorenzo Loris si affida alla scrittrice e poetessa Lucrezia Lerro per Una promessa d’amore, una drammaturgia costruita attorno alle vicende di Adèle e Marie Jo, figlie rispettivamente di Victor Hugo e di Georges Simenon.

Adèle (Monica Bonomi), che morirà in manicomio a 85 anni, fra pene d’amore e complesso paterno, incontra a cento anni di distanza, nella finzione letteraria, la più breve e tragica esistenza di Marie Jo (Silvia Valsesia), terminata con un suicidio a 25 anni. L’ombra ingombrante delle figure paterne si staglia sul fondo, vite lontane e vissute di riflesso, quasi aspettando un cenno, un salvifico arrivo.

Il testo ha dei momenti di interesse, in un rimando di specchi e proiezioni della vicenda matura in quella adolescente, con multipli filoni di indagine: dai grandi genitori assenti al significato del tempo quando la luce della ragione ci abbandona. Troppe le strade percorribili e alla fine la direzione principale un po’ sfugge.

Ne approfitta allora la regia, che forza la mano alla parola per farla propria: merito e limite di questo allestimento è di finire catturato dalla capacità di Loris di trasformare l’incontro umano, folle o razionale che sia, in una sorta di beckettiana e speculare attesa del nulla, del precipitare dell’un protagonista nell’altro. Loris non di rado svuota i personaggi che indaga della loro umanità, esaltandoli in una grandezza caratteriale archetipica, che sublima nel letterario: li appende alle parole, come alle grucce dell’esistenza. Un filo conduttore della sua poetica ma anche una cifra che si ripete in diverse regie, forse un po’ bloccandole in una polaroid dove cambiano le persone, ma la posa è la stessa. Monica Bonomi arriva alla sua Adèle con più potenza e mestiere, mentre il codice voluto per il corpo e la parola della Valsesia, dissociata e quasi vacua nel suo delirio, la rendono un’entità stranita e grottesca che finisce, oltre il personaggio, per non dialogare con l’altra interprete in scena.