dal: 29-09-2018 al: 30-09-2018
Terminato
via Savona, 10, 20144, Milano
Tel: 02 8323126
Orari:

Lunedì-Sabato: ore 21.00
Domenica: ore 16:00

Prezzi: 10 < 21 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Ommioddio

Stagione 2018 -2019
Di Luca Serafini
Regia di Francesca Franzè
Cast Industria Scenica e Luca Serafini
Una produzione Francesca Franzè e Residenza Idra
Recensione di: Emilio Nigro Voto 2.5

Ommioddio! Cosa faresti se ti dicessero che il mondo finirà tra 11 giorni?
Un pretesto. Un interno domestico. E mobilia incellofanata. Segno di solitudine, di cose a riparo dalle sepolture polverose, abbandonate. Foto ricordo, in consuete cornici d’argento sbiadite, souvenir di gitarelle dei giorni liberi dall’impiego, senso d’assenza. Una poltrona a centro palco, alle spalle un trompe-l’oeil (a ridurre il fondale e lasciarlo opacizzato, disperso), una televisione quasi in ribalta ma laterale. Lo sguardo sullo spazio scenico segnala una prospettiva d’intimità inviolata, a creare un contatto delicato, invocare uno spirito d’osservazione privo di commenti, un approccio silente, comprensivo, solidale. E sotto piazzati di luce naturale, ingiallita dai riverberi dell’ambiente privo di quinte, il “duello” dialettico, drammaturgico, di due attori, un uomo venuto da Marte e un’anziana vedova, in maschera di lattice: Francesca Franzè e Luca Serafini, la prima ideatrice dello spettacolo, Serafini drammaturgo, insieme compositori della regia e delle scene. A dare contorno, materia plastica, al processo creativo fatto di soluzioni e trovate per una parola nata in scena. Nulla di pianificato, tranne probabilmente il plot drammatico/narrativo: si è a ridosso della fine del mondo, a cui mancano una decina di giorni, e gli alieni invadono la terra. All’apocalisse non si dà troppa importanza, non si reagisce con allarmismo. Accade, e non la si aspetta, né si teme. Come succedono le esistenze. Nella consapevolezza, tardiva, di essersi spesi comunemente, forse invano.I gesti sono accennati senza l’abituale accento sulle pose teatrali, le figure prettamente umane caratterizzate in sottrazione, le azioni abbandonate a favore di un dinamismo ricreato dalla dialettica attoriale, costruita da efficaci dialoghi, stretti e condensati da un ritmo scandito vivacemente. Per una poetica che s’imbeve di beckettiano e ricorda quel filone dell’assurdo tendente all’astratto, che evita tesi e impostazioni ideologiche, che non rappresenta avvenimenti e non trasmette informazioni, per il fine di presentare la situazione fondamentale dell’individuo attraverso la posizione verso il linguaggio. Notevole la prova della Franzè, nel riuscire a proiettare espressività e prossemica nonostante la mono tonalità della maschera. Gradevole.