dal: 13-03-2018 al: 18-03-2018
Terminato
Via Ciro Menotti, 11, 20129 Milano
Tel: 02 3659 2544
Orari:

lunedì riposo
martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.30
mercoledì ore 19.30
domenica ore 16.30

Prezzi: 12,50 < 25 €

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SCHEDA SPETTACOLO: L’ALLEGRA VEDOVA

Stagione 2017-2018
Di rielaborazione testo originale Victor Leon/Leo Stein a cura Bruno Stori e Maddalena Crippa
Regia di Bruno Stori
Cast con i musicisti Giampaolo Bandini - Giovanni Mareggini - Mario Pietrodarchi - Federico Marchesano e Maddalena Crippa
Una produzione Parmaconcerti srl e Compagnia Umberto Orsini srl
Recensione di: Sandro Avanzo Voto 0

Nel suo ultimo one woman show, con cui è in tour da un paio di stagioni, Maddalena Crippa ha fatto quasi tutto da sola: testo, regia, scelta dei costumi, interpretazione… non la musica che ovviamente resta quella canonica di Lehár.

L’attrice lombarda ripercorre la trama della più celebre delle operette del compositore collocando puntualmente nella narrazione le arie e le romanze più importanti, sia femminili sia maschili sia i corali. Davvero encomiabile quando, tra riferimenti al Kabarett teutonico o al musical di Broadway, sfrutta i suoi personalissimi toni bassi e passa fluida da un ruolo all’altro con grande duttilità vocale. Ma questo non basta per risolvere il problema fondamentale dello spettacolo, che è una rilettura priva di qualsivoglia motivazione critica, sociale, storica o antropologica che giustifichi una drammaturgia prelevata da Wikipedia e portata di peso sulla scena.

Tanto più che, nella foga di semplificare tutto e di arrivare alla durata di un’ora o poco più, viene sacrificata tutta la verve e gran parte della complessità del testo di Victor Léon e Leo Stein, con il taglio drastico di ogni riferimento al ventaglio galeotto, con il suo delizioso girotondo di affermazioni e smentite amorose.

In tal contesto la performance dell’attrice, per quanto elegante e coinvolgente, ricca di arguzia e vitalità, rischia di ridursi a una richiesta di riconoscimento di già noti talenti. E quando le ottave richieste da una partitura così rigorosa diventano troppo estese per l’intonazione naturale ed Es lebteine Vilja la si deve tirare tutta in falsetto, con evidentissime difficoltà, allora forse non era questa la scelta musicale giusta da proporre al pubblico.