dal: 17-01-2016 al: 19-01-2016
Terminato
Via Selvanesco, 75, 20142 Milano
Tel: 02 5410 2612
Orari:

**Consultare le schede relative agli spettacoli per verificarne l’effettivo orario e data.

Prezzi: prezzi variabili a seconda della rappresentazione e consultabili sul sito http://www.pimoff.it/ €

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SCHEDA SPETTACOLO: La Vita Ha Un Dente D’oro

Stagione 2015-2016
Di Rita Frongia
Regia di Claudio Morganti
Cast Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur
Una produzione Esecutivi per lo Spettacolo di Prato
Recensione di: Marco Menini Voto 3

Dopo il felice e ammirato percorso che ha attraversato, negli ultimi anni, l’opera di un autore del calibro di Georg Büchner, il duo Frongia-Morganti presenta il felice e riuscito La vita ha un dente d’oro, che vede in scena gli ottimi Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur.

Nell’interno di un locale, due strani avventori giocano a carte, bevono e parlano del più e del meno. E potrebbe bastare questo per riassumere l’intero lavoro, che si sviluppa per quadri tutti collocati nello stesso ambiente, dove si appronta un meccanismo teatrale per due affiatati attori, che fanno della partitura per gesti e rumori e della mimica i tratti strutturali dell’intero impianto drammaturgico, al quale si assomma l’interessante testo di Rita Frongia. Lo spettatore viene condotto per piccoli passi, quasi per gioco, in un percorso che alterna momenti di pura comicità a riflessioni profonde e inaspettate, affrontate con lievità e delicatezza, quali il ruolo contemporaneo dell’attore. Si ride e ci si diverte, il ritmo del gioco scenico sembra non avere pause e, quando ci sono, esse divengono necessarie al tutto, senza mai sortire un effetto statico. Da sottolineare, come già anticipato, la bravura di Pennacchia e Stetur, all’esibire la quale si ha l’impressione che talvolta indulgano un po’ troppo, ma questo è un peccato veniale.

La vita ha un dente d’oro (titolo tratto da un’antica espressione bulgara) è un lavoro semplice ed essenziale – questo sia detto come merito – eppure al contempo così profondo da far emergere considerazioni intorno ai meccanismi che si celano dietro al “gioco” teatrale, all’interno del quale, sembra suggerirci la regia di Claudio Morganti, l’attore deve calarsi con leggerezza e divertimento, sciolto da briglie o impedimenti dettati dalla ricerca di soluzioni intellettualistiche e che si allontanino dal «gusto e il piacere della vera finzione».