dal: 12-05-2018 al: 13-05-2018
Terminato
Via Gian Antonio Boltraffio, 21, 20159 Milano
Tel: 02 6901 5733
Orari:

Martedì-mercoledì-giovedì-venerdi-sabato ore 20.30
Domenica ore 16.00
Domeniche di giugno ore 17.00

Prezzi: 9,50 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: LA SIGNORINA FELICITA OVVERO LA FELICITÀ

Stagione 2017-2018
Di Lorena Senestro
Regia di Massimo Betti Merlin
Cast Andrea Gattico e Lorena Senestro
Una produzione Teatro della Caduta - Torino e Teatro Stabile di Torino
Recensione di: Laura Bevione Voto 0

Il salotto di Nonna Speranza pare inghiottire la “semplice” signorina Felicita portata in vita da Lorena Senestro nel suo spettacolo-omaggio a Guido Gozzano, il poeta torinese di cui ricorre il centenario della morte.

Un tavolino e una sedia da giganti, attorniati da tre pannelli di elegante damasco verde scuro, cornici vuote di differenti dimensioni appese in varie parti del palcoscenico, un vassoio d’argento, un pianista che è a tutti gli effetti coprotagonista di questa dolceamara rievocazione del mondo piccolo borghese e provinciale affettuosamente ridicolizzato da Gozzano.

L’autrice, mescolando con abilità i versi e le lettere dell’autore, scrive – anche con il proprio corpo nervoso ed espressivo – un’articolata drammaturgia che non soltanto ripercorre eventi significativi della vita di Guido – il viaggio in India per esempio – ma disegna il ritratto di un mondo irrimediabilmente appannato, prossimo alla scomparsa. Quel quieto e abitudinario universo della buona provincia piemontese, in cui Felicita coltiva i propri sogni di un futuro come moglie dell’avvocato-poeta e intanto si occupa del padre e della loro “casa centenaria”. La Senestro alterna con ritmo e fluidità mirabili lieve comicità e altrettanto sommessa angoscia, riuscendo a restituire la complessità intrinseca ai versi apparentemente “leggeri” di Gozzano: c’è un sentimento di pervasiva angoscia che piano piano avvolge lo spettacolo, i movimenti e le parole di Felicita divengono ognora più disperati, le tazzine di porcellana cadono a terra, il vezzo di toccarsi i capelli sempre più accorato per i troppi fili grigi.

Una nostalgia per una vita non vissuta che cresce lentamente ma inesorabilmente, rivelando quale oscura disperazione celasse l’amabile ironia dell’avvocato-poeta Guido.