Martedì – sabato: ore 20.45
Domenica: ore 15.30
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SCHEDA SPETTACOLO: LA GUERRA DEI ROSES
I vecchi e meno vecchi fans televisivi di Ambra, i molti attirati dall’alone di fama da gossip legato alle sue recenti vicende sentimentali accorrono a teatro, a vederla nell’ennesimo spettacolo che riporta sulla scena un film. Ma non è certo la prima volta che Angiolini si cimenta come attrice, in palcoscenico (da I pugni in tasca a Tradimenti) o al cinema (ricordiamo il recente 7 minuti, dove era, con Ottavia Piccolo, la migliore tra tutte). In La guerra dei Roses si mostra, definitivamente, un’interprete più che rispettabile sotto il profilo professionale, dalla solida preparazione tecnica.
Regge con discreta personalità e con adeguata, acida energia – è una Barbara martellante e rabbiosa – il peso di uno spettacolo ben curato ed equilibrato anche se lungo, dai ritmi non incalzanti, soprattutto nel (lunghissimo) primo atto. Il gioco scenico è inoltre appesantito dall’ingombro eccessivo degli interventi degli avvocati di Oliver (Matteo Cremon, coprotagonista nel complesso convincente) e di Barbara. Se Massimo Cagnina, l’avvocato ebreo di lui, riesce a delineare un personaggio azzeccato, benché, alla lunga, un po’ macchiettistico, Emanuela Guaiana si fa invece notare soprattutto per i cambi d’abito e risulta un po’ debole, scarsamente incisiva.
Questa versione teatrale fa riattraversare, più o meno, con precisione dialoghi e situazioni del film. È chiaro che i mezzi del teatro, almeno di un teatro di questo tipo, non permettono di restituire la fisicità, lo scontro e il duello di corpi che diventava la battaglia tra Oliver e Rose nella pellicola. In compenso, la scenografia di Laura Benzi, destinata a scomporsi e ad andare in pezzi, ricostruisce la scalinata di casa Roses del film e il lampadario che diventerà protagonista nel finale. Rifacendo oggi La guerra dei Roses non si poteva, però, non mettere in particolare evidenza (e Dini lo ha fatto) che la frattura tra marito e moglie nasce dalla volontà – troppo a lungo frustrata – di Barbara di trovare una propria realizzazione personale e professionale, che il marito le ha negato.