dal: 22-03-2017 al: 23-03-2017
Terminato
Via Pompeo Cambiasi, 10 20131 Milano
Tel: 0226113133
Orari:

ore 21 (domenica ore 18.30)

Prezzi: 10 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: LA BOUTIQUE DEL MISTERO

Stagione 2016-2017
Di Giulio Costa, ispirato ai racconti di Dino Buzzati e Maura Pettorruso
Regia di Giulio Costa
Cast Alice Conti, Maura Pettorruso, Maura Pettorruso e Stefano Pietro Detassis e Woody Neri
Una produzione TrentoSpettacoli
Recensione di: Arianna Lomolino Voto 3

La boutique del mistero di Dino Buzzati raccoglie 31 storie di magia quotidiana, un’antologia d’autore, lascito poetico di figure e impressioni universali. La scrittura di Giulio Costa, anche regista, e Maura Pettorusso, in scena nei panni di una spassionata madre, s’impegna nella ricerca di una definita linea narrativa, la quale ammette il sovrapporsi di altri materiali narrativi che però non interferiscono nella comprensione della scelta drammaturgica.
Woody Neri è il figlio, teso tra desiderio di scoprire e inibizione. Le luci in sala calano lentamente mentre, su un palco deserto, Neri intinge la sua interpretazione direttamente dalla tavolozza dell’autore bellunese. Stefano Pietro Detassis prepara la scena, per mezzo di panche e tavoli, realizza una passerella per raggiungere il figlio e costruirgli intorno una barca; quella che poi gli vieterà a causa del Colombre, altro protagonista di un racconto omonimo, insieme al marinaio Stefano Roi – emblematico punto di riferimento di questa partitura. Brava anche Alice Conti, e bella voce, è una presenza che si muove sul contorno, come il confino della madre su una sedia posizionata sopra un tavolo: “Vieni per pranzo?”, chiede insistente e timorosa.
Le geometrie sul palco stuzzicano la curiosità di una prospettiva differente, dall’alto. Ma se la regia di Costa lavora per sottrazione negli effetti scenici, mantenendo luci pressochè fisse e affidando la musica alle sole voci degli attori; lavora per accumulo negli elementi sulla scena, saturando un testo già denso con oggetti non pregnanti e non per forza necessari, affaticando così lo sguardo dello spettatore di fronte a uno spettacolo più ‘da sentire’ e meno ‘da guardare’.