dal: 06-06-2017 al: 25-06-2017
Terminato
Via Gian Antonio Boltraffio, 21, 20159 Milano
Tel: 02 6901 5733
Orari:

Martedì-mercoledì-giovedì-venerdi-sabato ore 20.30
Domenica ore 16.00
Domeniche di giugno ore 17.00

Prezzi: 9,50 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: I PROMESSI SPOSI

Stagione 2016-2017
Di Alessandro Manzoni
Regia di Michele Sinisi
Cast Ciro Masella, Diletta Acquaviva, Donato Paternoster, Francesca Gabucci, Gianluca delle Fontane, Gianni D'addario, Giuditta Mingucci, Giulia Eugeni, Stefania Medri e Stefano Braschi
Una produzione Elsinor Centro di produzione teatrale
Recensione di: Renzo Francabandera Voto 0

L’adattamento di un’opera letteraria è operazione dagli esiti tutt’altro che scontati anche per registi di esperienza: ricordiamo John Turturro in affanno con Calvino e le fiabe italiane, o Nekrosius e una Divina Commedia, intrisa di luoghi comuni sull’italianità.
La sfida di Michele Sinisi ai Promessi Sposi mette di fronte un esperto di prosa, finora più sul fronte attorale che registico, eccezion fatta per la positiva direzione di Miseria&Nobiltà, rispetto alla quale rimane una certa invarianza della compagine di attori, guidata in modo orizzontale e senza gerarchie in abiti fra antico e moderno, così come si confermano le positive collaborazioni su scrittura (F. Asselta) e scenografia (F. Biancalani), artefici di ulteriori trasposizioni nella contemporaneità della lingua e della storia dell’arte.
Cambia invece l’approccio al testo, che con il capolavoro manzoniano necessariamente deve fare i conti con il riadattamento. L’ambientazione ruota attorno ad un’impalcatura che, ricoperta da pannelli rimovibili, assume caratteristiche di grande flessibilità, diventando canonica del curato, superficie di proiezione, casa di Don Rodrigo, stanza in cui viene murata la monaca di Monza. I capisaldi concettuali e i personaggi fondamentali sono tutti presenti, ma se nel primo atto la vicenda mantiene un’aderenza totale al romanzo persino nel ricorso alla prosa, nel secondo la regia agisce in maniera più libera, mettendo in secondo piano la vicenda a tutto vantaggio di un’indagine sul senso dell’icona letteraria nel suo rapporto con la cultura italiana, utilizzando un codice leggero, intelleggibile, a cui da sempre Sinisi aderisce, cercando di dire senza pontificare o diventare linguaggio neopitagorico.
Se ciò implica a volte alcune semplificazioni, per altro verso permette alla creazione scenica di mantenere il contatto con lo spettatore, senza che questo significhi amiccamento. Al di là delle difficoltà di una riduzione complessa, perchè ricca di vicende, l’operazione, nelle oltre due ore di spettacolo, non annoia né banalizza e trova la sua miglior riuscita nel cercare di restituire la vivida potenza del classico al pubblico, che infatti resta attento e interessato, oltre le distinzioni anagrafiche: alle intelligenze più mature il messaggio di come sia possibile ritornare su un caposaldo letterario anche in modo più laterale, e alle più giovani quale sia la sua ricchezza, superando il noioso rapporto con lo studio.