dal: 18-04-2016 al: 22-04-2016
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: APOCALISSE

Stagione 2015-2016
Di Niccolò Ammaniti
Regia di Giorgio Gallione
Cast Ugo Dighero
Una produzione Teatro dell’Archivolto di Genova
Recensione di: Gianni Poli Voto 2.5

Gli ingredienti per le ricette sceniche imbandite da Giorgio Gallione nascono da scritture eccentriche, fantasiose, spesso surreali o iperreali, di autori al limite del manierismo. L’autore ora prescelto è Niccolò Ammaniti, per lo stile paradossale della sua satira provocatoria, proliferante in varianti d’immaginazione linguistica. L’attore è Ugo Dighero, ben disposto a entrare nei (e uscire dai) personaggi evocati, secondo circostanze improbabili. La cornice per rendere plausibile la narrazione drammatica è fornita da una preannunciata Apocalisse, che si manifesta nel Narratore come malattia subdola.

Quasi sopravvissuto, Dighero parlante e scrivente, vaga dolente in una casa in sfacelo, da scale a cucina e vasca da bagno. Narra vivendola e mimandola, la storia di Andrea, un laureando zoologo, ucciso da una banda di strada, per avere difeso un nero a sua volta aggredito. Viene da questi riportato in vita, ma quale zombie, inizia così l’avvicinamento alla laurea in quello stato, fino al conseguimento d’una docenza universitaria. L’apologo è tratto dal libro Fango, interpretato con toni e gestualità sovraeccitati e nevrotici.

Il secondo episodio, dallo sviluppo ancor più tortuoso, mostra la cialtronesca impresa mancata di un celebre chirurgo plastico che, per nascondere la droga che sniffa, la cela nella protesi impiantata nel seno d’una famosa attrice. Poi lo seguiamo nelle peripezie per organizzare un intervento di “recupero” della refurtiva, durante il quale la paziente muore. E muore anche lo sciagurato medico, scoperto, inseguito dalla polizia e abbattuto in fuga sul Lungotevere. Narrato come un feuilleton nero, troppo concitato ed eccessivo per emozionare, oltre l’immancabile risata.