dal: 21-10-2014 al: 02-11-2014
Terminato
via Pietro Boifava, 17, 20142 Milano
Tel: 02 84892195
Orari:

Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato 20.45.
Domenica ore 16.00

Prezzi: -- €

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SCHEDA SPETTACOLO: Alla mia età mi nascondo ancora per fumare

Stagione 2014-2015
Di Rayhana
Regia di Serena Sinigaglia
Cast Anna Coppola, Annagaia Marchioro, Arianna Scommegna, Chiara Stoppa, Marcela Serli, Marìa Pilar Pérez Aspa, Mariangela Granelli e Matilde Facheris
Una produzione ATIR Teatro Ringhiera e Theater tri-buhne Stuttgart
Recensione di: Francesco Tei Voto 3

L’autrice algerina di Alla mia età mi nascondo ancora per fumare si nasconde dietro uno pseudonimo per proteggersi dall’ira e dalle violenze degli integralisti, che non amano affatto i suoi lavori (già ha subito un’aggressione e attualmente vive e lavora in quella Francia che, anche in questa pièce, appare come il sogno e la terra promessa per chi vive in certi Paesi del Nordafrica). Nel testo un gruppo di donne di età, storie e idee religiose diverse si ritrova tra le acque di un hammam. Prigioniere tuttora di una condizione femminile subalterna nei confronti dei maschi-padroni, le donne parlano tranquillamente e in maniera esplicita di sesso e di altri argomenti di attualità (il ruolo della donna nella società islamica, la religione, l’amore, i difficili rapporti con il mondo maschile), calate in una modernità con la quale convivono, in modo inquietante, l’arretratezza del ruolo in cui restano confinate così come la prospettiva incombente della violenza, degli attentati o delle “punizioni” degli integralisti. La situazione di fondo è drammatica, tragico e sanguinoso è il finale. Eppure il grande merito del lavoro di Rayhana (accentuato ancora di più in questa prima edizione italiana diretta da Serena Sinigaglia) è di puntare sulla leggerezza, su un tono spesso ilare e graffiante, su un’ironia gustosa e ricca di sapidi umori: insomma, su registri da commedia, che rendono questa sorta di Le cognate algerino un testo soprattutto divertente. Anche se il ritratto di una realtà feroce e delittuosa, che schiavizza e opprime principalmente le donne, garantisce comunque allo spettacolo il valore di un forte messaggio civile e politico. Scelta azzeccata della messinscena della Sinigaglia quella di non spingere le attrici a “fare le arabe” – diciamo così – con l’esito di creare personaggi improbabili, artificiali e forzati, diversi da quelli, ben più naturali, in cui queste ottime otto interpreti possono essere più loro stesse. Forse con qualche piccolo eccesso, come i tratti di “milanesità” in eccesso nella Fatima di Marcela Serli o qualche caratterizzazione troppo marcata nella deliziosa, ingenua e teneramente buffa Samia di Arianna Scommegna. E abbiamo citato le due autentiche, irresistibili mattatrici dello spettacolo, emergenti comunque da un pregevolissimo “collettivo” di soliste, di esperienza e militanza teatrali diverse ma di identiche affidabilità e bravura.