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SCHEDA SPETTACOLO: DON CHISCIOTTE
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Corrado d’Elia si misura con Don Chisciotte della Mancha. E con se stesso. Misura per misura. Monologa, l’attore regista, a bordo del suo aeroplanino bianco. Uno Spirit of St.Louis per un Lindbergh teatrale: da pilota a pilota, volo perfetto e atterraggio da record! Ognuno vola solo. Anche sulla Mancha assolata. Gira gira l’elica/romba il motor/questa è la triste vita/dell’aviator. Ma una tristesse così la vorrebbe chiunque… Questo Don Chisciotte è il diario di uno spettacolo impossibile, reso possibile dalla Compagnia Corrado d’Elia.
A terra, gli spettatori toccano il cielo teatrale con un dito. O con un paio di belle gambe lunghe, come quelle della ragazza che siede al posto davanti al mio. Ragazza che, agli scroscianti applausi finali, mostra una lacrima. Quella lacrima sul viso ha spiegato molte cose. Per esempio che, quando il teatro evoca la pazzia di Re Giorgio senza strehlereggiare, è non solo possibile, ma indispensabile. Un’invocazione questa al teatro. Teatro teatro che mi riporta al finale dei Giganti della Montagna. E porta la teatralità alla sua essenzialità sublime (ma non sublimata). Sempre avanti sulla scena: è questa la profezia di Corrado d’Elia.