Martedì – sabato ore 20.30
Domenica ore 17.00
Lunedì riposo
Da maggio:
Lunedì – sabato ore 20:30, Giovedì ore 19.30, Domenica riposo
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SCHEDA SPETTACOLO: (S)LEGATI
È un piccolo gioiello. Di quelli che non ti aspetti nel proliferare di spettacoli low budget per uno o due attori. A realizzare e interpretare (S)legati sono Mattia Fabris e Jacopo Bicocchi che, nel 2010, si imbatterono nel romanzo di Joe Simpson e Simon Yates La morte sospesa (1998, poi film nel 2003), in cui i due amici e scalatori raccontavano la loro incredibile impresa sul Siula Grande, impervia cima delle Ande peruviane. Impresa che non fu solo la conquista della vetta, quanto soprattutto il ritorno al campo base. Joe, infatti, si rompe una gamba. Simon decide allora di legarlo a due lunghe corde e di calarlo a piccole tappe lungo la parete rocciosa. Sembra funzionare. A un certo punto, però, Joe perde l’appoggio e rimane sospeso nel vuoto. Simon non riesce né a vederlo né a sentirlo, non sa se è vivo o morto, ma il peso dell’amico rischia di trascinarlo nel vuoto. Resiste un’ora e mezza, e alla fine decide di tagliare la corda. Un gesto estremo che (s)lega i loro destini per sempre. Un gesto violento e terribile, ma necessario. L’epilogo della vicenda, che non riveliamo, ha infatti del miracoloso. Un gesto che, attraverso una storia estrema di alpinismo e di sopravvivenza, diventa metafora di tutte le relazioni giunte a un limite estremo, quando sei messo alle strette e devi “tagliare”. Può essere la morte, ma anche l’inizio di una nuova vita. Solo con una lunga corda da alpinismo, fissata man mano al palcoscenico a disegnare quel drammatico percorso di discesa, Bicocchi e Fabris, bravissimi, riescono a tenerci col fiato sospeso per tutto lo spettacolo. E non solo per il ritmo incalzante della drammatica impresa sportiva, quanto piuttosto per la vicenda esistenziale sottesa, di cui sono stati capaci di rendere tutte le sfumature e implicazioni possibili. Senza parteggiare per nessuno, senza giudicare, ma lasciando ognuno di noi davanti ai dilemmi, ai sensi di colpa, all’assunzione di responsabilità a cui la vita spesso ci costringe.