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SCHEDA SPETTACOLO: NESSUN LUOGO È LONTANO
Non si è reso la vita facile Giampiero Rappa scrivendo Nessun luogo è lontano (titolo preso a prestito da un romanzo di Richard Bach). Tema e intreccio, ma anche tipologia dei personaggi, e relazioni umane, sono un’acrobazia da risolvere che si dipana grazie alla regia (sempre di Rappa). Nell’isolamento di una remota baita di montagna uno scrittore, suo nipote e una giornalista inviata di guerra confrontano le reciproche paure, rabbie e angosce più intime cercando di stanarsi a vicenda. Il gioco provoca però un effetto boomerang: si finisce per esporre il proprio lato debole ed essere feriti. La tensione cresce (e regge bene per tutto lo spettacolo), sulle spalle del personaggio dello scrittore (Rappa) e del nipote teenager (Giuseppe Tantillo). Interpretando due modi di vivere e manifestare la rabbia del tutto opposti, i due attori testimoniano bene confronto e gap generazionale. È trattenuta la rabbia dello scrittore, chiuso nella sua solitudine, dopo il rifiuto di un grande premio letterario, vinto per un romanzo creato ad hoc con la casa editrice. D’altra parte, quella del ragazzo è un’ira sintomatica, a pelle, che ne attraversa il corpo, lo fa inquieto, lo mostra non sincero, alla ricerca di ascolto/tenerezza in un altalenare emotivo credibile e godibile, a tratti comico, nella versione di Tantillo. Il senso di soffocamento del finale – sia in senso letterale che metaforico – risolve bene questo testo impervio e, a suo modo, convincente.