Arianna Scommegna si misura con un’autrice controversa, dalla scrittura densa come quella di Alda Merini, una Merini riconoscibile e fedele a se stessa nella raccolta di poesie Magnificat. Un incontro con Maria, da cui prende il titolo lo spettacolo.
La difficoltà del dettato poetico trasmuta, attraverso un’interpretazione vivissima, in racconto, assumendo i toni e le movenze di una narrazione; il risultato dichiara dedizione e affiatamento all’opera della poetessa dei Navigli.
La regia di Paolo Bignamini aderisce al testo con misurata levità, Scommegna e Giulia Bertasi appaiono come ombre ai lati del palco, pronto a colorarsi di sfumature tanto quanto a ritirarsi nelle ombre. La fisarmonica di Bertasi è l’unico oggetto in scena, oggetto vivo, con cui la musicista dimostra di avere un rapporto privilegiato: sono un’unica presenza poetica, angelo androgino ora devoto, ora complice di Maria.

Tenere il filo di uno spettacolo simile è tutt’altro che scontato, se non fosse per l’interpretazione così vivida forse il pubblico si perderebbe davanti alla figura di questa Maria tormentata dalle perplessità dell’adolescenza, dai timorosi dubbi che la attanagliano davanti a un Giuseppe che potrebbe non capire. Maria non è qui solo Madre di Cristo, è donna e madre nella sua carnalità, madre ingenua, madre offesa dalla natura per la perdita di un figlio.
E se ambiziosa può risultare la penna della poetessa, tanto umana e umile risulta invece essere l’interpretazione munifica di un’attrice del calibro di Arianna Scommegna.