dal: 10-12-2015 al: 20-12-2015
Terminato
Via Privata della Braida, 6, 20122 Milano
Tel: 02 546 2155
Orari:

Giovedì, venerdì, sabato, domenica h 20,45.
Serate Doppio Spettacolo: Inizio spettacoli ore 20,30

Prezzi: 12 < 15 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Il sogno dell’arrostito ovvero povertà e desideri di rivoluzione di due umani

Stagione 2015-2016
Di Alberto Astorri, Paola Tintinelli e Rita Frongia
Cast Alberto Astorri e Paola Tintinelli
Una produzione Armunia Castiglioncello, AstorriTintinelli Teatro, ERT e Officina Teatro di Caserta
Recensione di: Alessandro Toppi Voto 2.5

Il sogno dell’arrostito inizia con la resa mimica di un film (il sole è un accendino, una bottiglia d’acqua fa da pioggia, la colonna sonora viene dal cellulare) e termina con la proiezione d’immagini familiari anni ’70. Da un lato scorci reali, domestici e consueti (un giardino, un bambino, una donna, un abbraccio); dall’altro un tentativo di racconto ossia un cortometraggio irrealizzato che diventa un’offerta comica. Nel mezzo lo spettacolo, in cui si sente questa frase: “Occorre scavare la membrana che separa la vita dai discorsi sulla vita”.

Ecco: Il sogno dell’arrostito mette in scena la separazione progressiva avvenuta tra la lingua e la realtà, tra l’atto e l’oggetto di testimonianza, tra la vita – intesa come (r)esistenza quotidiana – e la sua rappresentazione. Come? A destra c’è un sindacalista, a sinistra un’operaia: lui è un comiziante, che fa discorsi usando le parole incagliate di un disco di De Andrè e blatera di sogni e di utopie prima di rubare un panino per il pranzo; lei invece lavora, piegata tra i bagliori della fabbrica e il ferro che batte ai timpani; tra di loro uno spazio vuoto, sede d’incontro, di conoscenza e di distacco. I due si osservano, si parlano, si toccano e sembrano coincidere ma è un’illusione: finiranno lontani, soli e indifferenti l’uno all’altra.

In un ambiente semibuio, con pochi oggetti (una sedia, un microfono con cassa, attrezzeria da officina e una candela, simbolo di commemorazione e di speranza) Alberto Astorri e Paola Tintinelli – confermando l’attitudine a un teatro povero di mezzi ma ricco di senso e di visioni – sono bravi nel farsi segno carnale di una metafora che dice molto degli ultimi cinquant’anni di questo Paese e, se merita una messa a punto la drammaturgia (più fragile nella parte centrale), lo spettacolo racconta comunque bene il tradimento, pratico e ideale, esercitato dall’Arte e dalla Politica nei confronti del reale: che sopravvive lì, stanco ma non domo, in attesa di chi lo rappresenti per davvero.