dal: 25-02-2015 al: 08-03-2015
Terminato
Via Tertulliano, 68, Milano
Tel: 02 4947 2369
Orari:

Da mercoledì a sabato ore 21.
Domenica ore 16.30 (maggio e giugno ore 20.30)

Prezzi: 10 < 16 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Cappuccetto Rosso

Stagione 2014-2015
Di Joël Pommerat
Regia di Sandro Mabellini
Cast Caroline Baglioni, Cecilia Elda Campani e Riccardo Festa
Una produzione Beat 72, Centro Di Palmetta e Città Del Teatro
Recensione di: Francesca Serrazanetti Voto 2.5

Chi sarebbe Cappuccetto Rosso nella realtà di oggi? Secondo Joël Pommerat, drammaturgo alla ribalta della scena francese contemporanea, soffrirebbe terribilmente di solitudine. Sarebbe una figlia abbandonata a se stessa, invisibile agli occhi di una mamma troppo concentrata su di sé, e sola a sua volta.

Nella messa in scena di Sandro Mabellini, il racconto della crescita di Cappuccetto Rosso, attraverso le prove e gli ostacoli che tutti conosciamo, inizia dalla richiesta di una bambina di ascoltare una fiaba. Una storia che diventa espediente utile a esplorare le solitudini di tre generazioni di donne (la figlia, la mamma, la mamma della mamma). Il racconto lasciato alla voce del narratore si sovrappone alle azioni delle due attrici, attraverso uno studio del movimento che, se a tratti richiama per contrappunto le parole con una curata pulizia dei gesti, finisce per seguire in modo fin troppo didascalico quello che lo spettatore ascolta.

Il registro della narrazione cede il passo a quello interpretativo nei tre momenti su cui si sofferma il maggiore valore simbolico: il superamento della paura nell’incontro tra la bambina e il lupo, l’ingresso del lupo nella casa della nonna, e infine l’incontro tra il lupo e la ragazzina che entrerà nel suo letto, dopo avere compiuto alcune azioni (lo scioglimento della treccia, la trasformazione del mantello in lunga gonna rossa) che assumono il peso di passaggi iniziatici nella violenza dell’età adulta.

A identificare la nonna e il lupo, interpretate rispettivamente dalla bambina e dalla mamma, sono le maschere di Chiara Amaltea Ciarelli, che nella loro semplice geometria evocano i caratteri dei personaggi per astrazione e contribuiscono, insieme alle luci e ai pochi elementi scenici, a porre l’attenzione sull’equilibrio misurato dei gesti delle attrici, nella dimensione poetica della fiaba.

Tuttavia la forza di un testo che ha l’intento di parlare – su più livelli – alla contemporaneità e a diverse generazioni, non emerge del tutto. L’eccessiva coincidenza tra narrazione e azione lascia poco spazio all’immaginario e il ritmo fatica a ingranare. Il riferimento all’oggi è evocato da accenni deboli (come il cellulare che distrae la madre dalla figlia) che rischiano di restare fini a se stessi. Il doppio livello del racconto si riunificherà solo alla fine. Quando la storia ha termine, la bambina è ancora in ascolto. Nella propria solitudine, non le resta che giocare con gli “attrezzi” della messa in scena, della finzione.