Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30
*Sala soggetta a cambio d’orari.
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SCHEDA SPETTACOLO: ASSASSINA
Il merito principale di Enzo Vetrano e Stefano Randisi è quello di avere reso divertente, ironico e realistico, un testo teatrale fortemente legato alla scrittura drammaturgica di Franco Scaldati così onirica, poetica, potente e distante nella sua luminosa visionarietà da risultare spesso ostica, impraticabile sulla scena. Invece, i due bravissimi interpreti e registi di Assassina hanno adattato questa commedia al loro sentire scenico, se la sono quasi cucita addosso, concentrandosi soltanto sulla storia della Vecchina e dell’Omino: due barboni che abitano dentro la stessa casa, ma nessuno dei due sembra sapere dell’esistenza dell’altro; o fanno finta, per portare avanti, finché sarà possibile, il loro dialogo di battute ripetute probabilmente un’infinità di volte. Quando l’Omino rientra la sera, compie gli stessi percorsi in quel breve perimetro di muretto in rovina che circonda la loro abitazione e che la Vecchina ha compiuto nel corso della giornata. Cancellata la dimensione astratta, surreale del testo, la commedia perde la sua sostanza immaginaria e fantasiosa fatta di voci, onomatopee, grida, fonemi, bisticci e apparenti riappacificazioni, viene recuperata quella concreta di un delirio a due, sul filo di una permanente follia, che li porterà ad assassinarsi l’un l’altro con un bicchierino di rosolio. Ma nel mezzo c’è la vita minuta, gesti di una dignità perduta. E parlare con la statua della madonnina, la mosca Lucina, la gallina Santina, il topo Beniamino, un’esigua fattoria di animali da cortile e di fogna. Ma quello che conta nello spettacolo è la straordinaria bravura dei due interpreti che si regalano due magistrali “a solo” al loro ingresso in scena: entra prima Vetrano che fa la Vecchina con un’incantevole sottigliezza espressiva, misuratissima, curata nei minimi dettagli dei movimenti, posture e gesti, e con quel gioco delle braccia e delle mani così antico e naturale. Poi, fa il suo ingresso Randisi, che sembra un principe d’altri tempi caduto in disgrazia, e prova a portare un po’ di ragionevolezza in quel luogo irreale con ironia e un pizzico di sarcasmo, fino a esserne assimilato anch’egli. Forse sono la stessa persona, o l’uno è il desiderio dell’altro; o sono spiriti, ombre destinate a cercarsi per l’eternità. In questa rinnovata scrittura scenica del testo di Scaldati è fondamentale la scena ideata da Mela dell’Erba ma soprattutto le musiche e i canti originali composti ed eseguiti dal vivo dai Fratelli Mancuso che, incorniciati in un quadro che rimanda alla Donna barbuta di Jusepe de Ribera, coi loro preziosi e caratteristici interventi musicali restituiscono alla rappresentazione quella dimensione magica, profonda ed antica, probabilmente ancestrale che alla commedia è sempre comunque appartenuta.