dal: 16-10-2014 al: 02-11-2014
Terminato
Via Mac Mahon, 16, 20155 Milano
Tel: 02 3453 2140
Orari:

Martedì/venerdì h. 20.45.
Sabato h. 19.30.
Domenica h. 16.

Prezzi: 9 < 18 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Antigone Nella Città

antigone nella città milanoincena gigi gherzi lorenzo loris
Stagione 2014-2015
Di Gigi Gherzi
Regia di Lorenzo Loris
Cast Gigi Gherzi e Lorenzo Loris
Una produzione Teatro Out Off
Recensione di: Ilaria Angelone Voto 3

È una drammaturgia densa, quella scritta da Gigi Gherzi per Antigone nella città. Ogni parola col proprio peso, col proprio significato da far risuonare dentro di sé, ascoltandone le molte connessioni nel pensiero e nella memoria. Due attori in scena, Gherzi e Loris, due uomini di oggi, si interrogano, nello spazio indefinito e aperto di un teatro, sul senso della tragedia, l’uno (Gherzi) affermandone la necessità ancora attuale, l’altro (Loris) rifiutandone le parole che oggi non dicono più nulla. I due discutono, evocano immagini remote, quando un’intera città, la polis, si radunava nel teatro per quel rito collettivo di catarsi (ma che cos’è, dice lo scettico Loris, una malattia?), l’agorà sullo sfondo, la morte sulla scena, mai mostrata, solo raccontata, per parlare di «misura, di legge, dei propri demoni», la violenza e l’assassinio per primi, e di come governarli. Si racconta dei teatri trasformati in “circhi”, dove Antigone è stata sostituita dallo spettacolo della morte, si racconta del monaco Almanchio, solo al centro dell’arena a gridare contro questo orrore, si racconta della violenza spettacolarizzata oggi (esempi in tv a profusione, evocati anche attraverso i video), violenza senza catarsi. E le domande che continuano a restare nell’aria, ha ancora senso oggi Antigone? A quale città parla? Gli attori scivolano nei ruoli e in scena ascoltiamo Antigone (Gherzi) e Ismene (Loris) in un nuovo confronto, quello che Sofocle scrive per loro, fra la necessità di rendere onore al fratello morto e l’impossibilità di combattere da sole contro il potere del dittatore. «Siamo deboli donne sole», dice Ismene. «Non sono nata per condividere l’odio ma l’amore», dice Antigone. Parole vere e potenti. Uno spettacolo bello e necessario, che si interroga non solo sul senso della tragedia, di quella di Antigone in particolare, ma sul senso del teatro stesso, dell’essere lì, attori e spettatori, insieme, in un rito di condivisione del pensiero. E lo fa con una struttura drammaturgica interessante, dove le parole trovano carne nei non-personaggi di Gherzi e Loris, un po’ retori, un po’ attori, che chiedono identificazione e distanza, che parlano alla mente e al cuore, nello stesso tempo e con eguale intensità.