Martedì – sabato: ore 20.45
Domenica: ore 15.30
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SCHEDA SPETTACOLO: VINCENT VAN GOGH – Il rumore assordante del bianco
Vincent Van Gogh, L’odore assordante del bianco, il testo di Stefano Massini, dedicato al periodo trascorso nel 1889 da Vincent Van Gogh presso il manicomio di Saint Paul in Provenza, mette a nudo l’anima e i tormenti interiori dell’artista, come se questi fossero analizzati al microscopio sotto una luce gelida, appunto il bianco che dà il titolo alla pièce e con il quale sono dipinte tutte le pareti. Il bianco diventa, infatti, tramite un ossimoro, assordante, cioè intollerabile per il pittore amante del colore. Alessandro Preziosi si cala pienamente nel personaggio, quasi trasfigurandosi, tanto da essere irriconoscibile nello sforzo emotivo di apparire oppresso da visioni, come quella della presenza del fratello Theo (un efficace Massimo Nicolini), che in realtà non c’è, ma è solo una proiezione creata dal suo desiderio di andarsene da lì. Si muove sempre con le spalle piegate in avanti, sotto il peso della sua sofferenza, dovuta anche al fatto che gli è proibito dipingere, si rannicchia a terra in posizione fetale, così da evitare le vessazioni e le parole crudeli e minacciose degli infermieri.
In una scenografia, che simboleggia la stanza del manicomio, con il letto di ferro e poche sedie, immerse nel bianco del fondale che riproduce il quadro del pittore Campo di grano con volo di corvi, ma completamente in bianco e che si colorerà di giallo solo alla fine. Preziosi si aggira, discutendo ora con gli infermieri, ora con il medico che lo ha in cura, ora con il primario, unico dottore illuminato, interpretato da Francesco Biscione. Quest’ultimo scava a fondo nel suo personaggio, esponendo anche alcune teorie filosofiche nel dialogo serrato con Preziosi, teso a incarnare un tratto di umanità e attenzione per il paziente che all’epoca non esisteva. Si entra così a pieno nel dramma della malattia mentale, non solo del celebre pittore, ma che può riguardare qualunque paziente dell’epoca oppresso in luoghi di orrore tali da non poter più distinguere la realtà dall’immaginazione, infatti tutti i personaggi che appaiono non si comprende se siano presenti realmente o se siano solo nella mente di van Gogh.
Il testo nell’evolversi della vicenda diventa sempre più drammatico, indugiando nella descrizione particolareggiata dei trattamenti curativi dell’ospedale, per suscitare sofferenza e partecipazione negli spettatori; infatti l’allestimento appare provocatorio e finalizzato a giustificare la soppressione dei manicomi.