Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30
*Sala soggetta a cambio d’orari.
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SCHEDA SPETTACOLO: VA PENSIERO

A volte un’idea interessante, un’ipotesi di lavoro particolare e concettualmente invitante, un progetto nobile e accurato possono non trovare le loro più convincenti e giuste corrispondenze sulla scena. È il caso di Va Pensiero, ultimo spettacolo di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, che vorrebbe avere il suo centro drammaturgico nella relazione fra la speranza di un nuovo Risorgimento – in questo caso ideale e cultura- le piuttosto che geografico e politico – e il “pantano” dell’Italia di oggi. Gli undici Cori verdiani cantati dal vivo dovrebbero fare da contrappunto a una vicenda di quotidiano malaffare, con sospetti di infiltrazione mafiosa, in un piccolo Comune dell’Emilia-Romagna dove un vigile urbano (anche giornalista di un quotidiano locale) si dimette dal suo lavoro per non essere coinvolto in quegli spericolati intrecci di mala-amministrazione. La tesi di fondo è che la corruzione ha soppiantato gli ideali ottocenteschi che sono stati alla base della nascita della nostra nazione.
Ma, si sa, un “teatro a tesi” ha bisogno di una robusta ideologia che lo sostenga, di una grande e trasparente metafora teatrale su cui appoggiarsi per risaltare al meglio, di una tecnica narrativa raffinata e mai banale. Altrimenti si corre il rischio, come in questo spettacolo, di perdersi dentro la trama di un testo fatto di tanti episodi che si susseguono l’uno dopo l’altro in maniera frammentaria, dove i “caratteri” dei personaggi e la bravura degli attori prendono il sopravvento sul senso primario della vicenda raccontata. Che qui ha il suo centro nella figura del sindaco del paese chiamata “La Zarina” e interpretata da Ermanna Montanari, molto lontana dai suoi standard abituali, forse soltanto per difetto di sceneggiatura. Neanche il finale accomodante riesce a diventare, in assenza di ironia, o di una sferzante accensione satirica, la conclusione che avrebbe potuto essere: un’esemplare tragedia civile di rabbrividente normalità.