dal: 12-06-2018 al: 17-06-2018
Terminato
Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
Tel: 02 599951

Calcola percorso

SCHEDA SPETTACOLO: TRILOGIA DELLA COMPAGNIA DAMMACCO – LA BUONA EDUCAZIONE

Stagione 2017-2018
Di con la collaborazione di Serena Balivo e Mariano Dammacco
Regia di Mariano Dammacco
Cast Mariano Dammacco e Serena Balivo
Una produzione Piccola Compagnia Dammacco
Recensione di: Nicola Viesti Voto 0

Sempre nel teatro di Mariamo Dammacco si sovrappongono una rappresentazione del male sociale e una vivisezione di disagio esistenziale, ma non necessariamente tra i due livelli si instaura un meccanismo di causa- effetto. Anzi la forza della sua drammaturgia sembra scaturire dall’interagire di due autonome sofferenze che crea senso ma anche ambiguità, che concorre a spiazzare la percezione dello spettatore ora sviluppando un feroce grottesco, ora immergendo il bisturi in vite troppo smarrite ma sempre risolute a portare a termine piccoli giochi al massacro.

Ecco dunque, in questa La buona educazione freschissima di debutto, Serena Balivo assumere la figura di una donna avvinghiata alla propria solitudine, ad un egoismo troppo assoluto per non essere sospetto. La vita la pone difronte alla possibilità di occuparsi del giovanissimo nipote rimasto orfano e dopo mille tentennamenti accetterà la sfida che si dimostrerà non facile sia nei confronti di se stessa sia per la mostruosità imperante nel mondo che la circonda. Questa a grandi linee la trama ma in Dammacco, appunto, nulla può essere come sembra. Al reale, che riserva la sua dose di abnorme comicità, si affianca sin da subito un torbido universo parallelo e quasi metafisico.

Ossessiva la presenza degli spettri dei genitori defunti (in questa Primavera dei Teatri tanti spettacoli erano caratterizzati da revenantsfamiliari e qualcosa vorrà pur dire), claustrofobica la cupa casa che sembra abitata anche da automi, apparentemente normali i personaggi di contorno come la dottoressa capace però di operare non sul corpo del ragazzo ma sui suoi stati di coscienza. E la stessa protagonista, grazie alla bravura dell’interprete, ha, nel suo incessante monologare, un che di inquietante e di non detto, così’ come è descritta la figura del ragazzino con cui sembra ingaggiare, più che una gara di bontà e disponibilità, una lotta senza quartiere. Le mura di questa fulminante “Buona educazione”, destinata all’inevitabile sconfitta, subiscono gli attacchi della nostra più folle contemporaneità e accolgono forse troppe presenze per essere tutte autentiche e non frutto di una mente che si difende e sfugge.