dal: 28-11-2019 al: 01-12-2019
Terminato
Viale Emilio Alemagna, 6, 20121 Milano
Tel: 02 72434258
Orari:

giovedì-mercoledì-venerdì-sabato ore 20:00

domenica ore 16:00

Prezzi: € 22-11 + prevendita €

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SCHEDA SPETTACOLO: Stanno tutti male

Stagione 2019 -2020
Regia di Colapesce, Riccardo Goretti e Stefano Cenci
Cast Colapesce, Riccardo Goretti e Stefano Cenci
Una produzione laCoz e Teatro Metastasio di Prato
Recensione di: Marco Menini Voto 2

“Dai social alla scena le ansie dell’uomo d’oggi”
Stanno tutti male, di e con Riccardo Goretti, Stefano Cenci e Colapesce, in scena al Teatro della Triennale dal 28 novembre al 1 dicembre

Tante risate. Così tante che talvolta si rimane quasi frastornati e non si capisce più bene a cosa stiamo assistendo. Ma anche momenti in cui non si ride e si tenta una riflessione attorno alla tematica di base del lavoro, riassunta nella frase «sto male», che assume, a seconda di chi e dove, mille e più significati. Ed è proprio partendo da qui che il trio Goretti-Cenci-Colapesce ha provato a delineare un affresco del nostro entropico presente, «dando voce a questo benedetto uomo contemporaneo», con tutte le sue paure, idiosincrasie, brame e recondite speranze. Naturalmente senza mai prendersi troppo sul serio. Stanno tutti male si basa su un’indagine collettiva, condotta attraverso i social, da cui è tratto il materiale per la messinscena.
Il luogo dell’azione è un bar karaoke dove si incontrano svariati personaggi che, oltre a cantare, ci raccontano delle loro vite, tra confessioni, battute e sketch riusciti. I protagonisti hanno talento – ciascuno a suo modo – e questo lo sapevamo. Stefano Cenci regala momenti trascinanti, mostrando doti vocali non da poco; Riccardo Goretti – coi suoi monologhi, un po’ stile Omini delle origini, un po’ stand-up comedy – provoca risate scroscianti nel pubblico. E poi c’è il cantautore siciliano Colapesce, che certo col teatro c’entra poco, ma che alla fine si salva. Soprattutto quando canta. Eppure, l’insieme, seppur ben congegnato, non convince. Ci sono momenti nei quali il ritmo cala, non tutti i personaggi funzionano e non tutto ciò che fa ridere è esente dall’essere scontato. E spesso si strizza troppo l’occhio al pubblico. Alla fine si esce con un senso di vuoto. Perché nella messinscena si cerca molto la “risata”, perdendo di vista il resto. E d’accordo che «c’è davvero bisogno di ridere per tutti come bambini, anche senza motivo», ma per il troppo ridere, rischiamo di ricordarci ben poco di ciò a cui abbiamo assistito.