dal: 13-02-2018 al: 18-02-2018
Terminato
Via Rivoli, 6, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: STABAT MATER

Stagione 2017-2018
Di Antonio Tarantino
Regia di Giuseppe Marini
Cast Maria Paiato
Una produzione Società Per Attori
Voto 0

Una pedana circolare, un anello di legno e tubi, circoscrive il perimetro di contenzione in cui si muove come una furia la mater dolorosa di iacoponiana e pergolesiana memoria interpretata da Maria Paiato, sola in scena ma capace di dar vita a un vero e proprio coro di presenze, assumendo di volta in volta sembianze, voci e accenti dei propri comprimari, in un caleidoscopio di ombre grottesche e deformanti. Il monologo a più voci, verrebbe da dire, di Antonio Tarantino è il campo di cimento ideale per il talento enorme di una delle più grandi attrici italiane, che ammalia, rapisce, confonde e prodigiosamente riesce con il proprio stare in scena a sopperire alla fragilità di un testo che affastella anaforicamente disperazioni e mostruosità di una esistenza infelice e residuale.

La Madonna napoletana trapiantata nella periferia torinese languisce ai piedi della croce luminosa sulla quale spira il figlio di un padre balordo, troppo intelligente per essere povero e tirato su in solitudine, la cui morte violenta e invendicata la consegna fatalmente all’abbandono di sé. L’attrice cannibalizza letteralmente il testo, lo mastica, lo ingoia e lo risputa per un’ora e mezza ed è mastodontica al punto che l’evocata figura del figlio, naturale contraltare al suo dire, sbiadisce sullo sfondo di tanto blaterare, diventa quasi un pretesto per sfogare una logorrea inane e folle tesa all’autoaffermazione e al riconoscimento rispetto a un mondo che la nega, sparisce sopraffatto dalla rappresentazione a tratti macchiettistica delle figure che hanno punteggiato di dolori la storia della donna (l’amante pappone, la funzionaria comunale bacchettona, la maestra di scuola bigotta, il prete mariuolo, la fidanzata ninfomane).

Il calvario si conclude davanti al tavolo autoptico dove giace il figlio ucciso dallo Stato, ennesimo sopruso destinato a rimanere impunito d’una vita di angherie. La prova d’attrice, come detto, è mirabile mentre il testo, del 1997, nella sua torrenzialità suona fin troppo manierato e incline all’accumulo fine a sé stesso, poco denso, poco orientato verso un senso preciso. La regia di Marini è essenziale, pulita ma soffre di una luministica abbacinante, credo non funzionalmente.

Giulia Morelli