dal: 23-11-2017 al: 03-12-2017
Terminato
Via Ciro Menotti, 11, 20129 Milano
Tel: 02 3659 2544
Orari:

lunedì riposo
martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.30
mercoledì ore 19.30
domenica ore 16.30

Prezzi: 12,50 < 25 €

Calcola percorso

SCHEDA SPETTACOLO: PLAY STRINDBERG

Stagione 2017-2018
Di Friedrich Dürrenmatt
Regia di Franco Però
Cast Franco Castellano, Maria Paiato e Maurizio Donadoni
Una produzione Artisti Riuniti, Mittelfest 2016 e Teatro Stabile Del Friuli Venezia Giulia
Recensione di: Giusi Zippo Voto 0

Un rassicurante interno borghese diventa il ring sul quale una coppia e un terzo uomo (il cugino amante di lei) in 12 round si vomitano addosso il fallimento delle loro aspirazioni. Ogni ripresa, declamata come fosse una didascalia in perfetto stile brechtiano, segna un’escalation parossistica che si conclude in maniera beffarda. I personaggi, aggressivi fin dalle prime battute, si misurano in una lotta corpo a corpo dai toni grotteschi e irriverenti. Play Strindberg di Friedrich Dürrenmatt (1969), formidabile riscrittura di Danza macabra di Strindberg, è un’opera che riflette sulla famiglia e sul matrimonio, descrivendo la vita coniugale come inferno domestico. L’impianto drammaturgico rimane pressoché uguale al testo di riferimento, sebbene sfrondato e ridotto all’essenziale, con una carica eversiva e caustica che lascia intatta tutta la ferocia del drammaturgo svedese. La famiglia borghese, vivisezionata attraverso il rapporto di coppia di Edgar e Alice, diventa emblema di repressioni, obblighi, incomprensioni e sofferenze, vissute con crudele sarcasmo. E come spesso accade sarà l’irruzione di una persona estranea al loro ménage il pretesto per far esplodere le loro frustrazioni. La spietata ironia e il ritmo serrato, sostenuto con rigore da tre eccellenti attori, sono i punti di forza dell’allestimento di Franco Però. Franco Castellano è un Edgar cinico e arrogante quanto presuntuoso e ottuso, Maria Paiato una Alice dura e irriverente nell’abnegazione perversa al suo matrimonio. Maurizio Donadoni un Kurt ambiguo e mellifluo. Dialoghi taglienti, abbacinanti accuse cariche di quel rancore e di quella rabbia di cui solo i rapporti familiari sono capaci. Giochi verbali che colpiscono diritti allo stomaco, capaci come sono di augurare una veloce dipartita al proprio consorte con un sorriso beffardo.