dal: 29-09-2016 al: 02-10-2016
Terminato
Via Gian Antonio Boltraffio, 21, 20159 Milano
Tel: 02 6901 5733
Orari:

Martedì-mercoledì-giovedì-venerdi-sabato ore 20.30
Domenica ore 16.00
Domeniche di giugno ore 17.00

Prezzi: 9,50 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: PATER FAMILIAS

Stagione 2016-2017
Di Fiammetta Carena
Regia di Maurizio Sguotti
Cast Diego Gianettoni, Federico Benvenuto, Maurizio Sguotti, Riccardo Balestra e Tommaso Bianco
Una produzione Kronoteatro
Recensione di: Diego Vincenti Voto 2.5

PADRI CONTRO FIGLI. UN RAVE METROPOLITANO

Cassa dritta. Il basso in levare. Le sonorità techno hardcore a spingere ipnotiche, ripetitive. E poi improvvisamente si spezzano, confondono, riprendono da dove si erano interrotte. Se si comincia dalla colonna sonora è perchè Pater familias trova molto della propria forza scenica (e dei sottotesti) nelle casse. Esasperando un’atmosfera rave metropolitana che guida movimenti e gesti, a partire da quei tavolacci in legno che sono unica concessione all’allestimento. Le mani a sbatterci su come fossero strumenti, i corpi ad arrampicarsi, correre, saltare.
Risultato: un senso di accerchiamento sonoro-visivo che molto aggiunge a un confronto generazionale padre e figlio, con il pargolo a passar le notti in compagnia di quattro ebeti fascistelli come lui, tutti di nero vestiti, a sputar sentenze post-adolescenziali e insulti razzisti.
Mentre il confronto edipico s’intreccia col sogno, il padre diviene un minotauro nel labirinto di specchi, il figlio un Teseo de’ noantri pronto col coltello.
Ma è proprio la drammaturgia a mancare nel lavoro dei Kronoteatro, compagnia ligure in espansione. La parola perde ampiamente il confronto col corpo, tradendo una certa superficialità di riferimenti e tematiche, oltre a una ridondanza esasperante, solo in parte giustificabile con la pochezza dialettica dei ragazzotti. Questo il limite di uno spettacolo al contrario potentemente gestuale, che usa la violenza e l’allegoria come codici in antitesi con cui declinarsi. Salvo poi trattenersi un passo prima del vero.
Ecco allora lo stupro di gruppo consumato su un manichino, la facile provocazione in mutande e vestiti da donna, la rissa a trasformarsi quasi in un accenno coreografico. Si fa intuire più che mostrare, nei fatti piuttosto distanti da qualsiasi marciapiede. Ma va bene uguale. Specie se si comprende d’essere all’interno di un percorso, non a un punto d’arrivo. Perche il gruppo dimostra solidità e coesione, in una visione d’insieme già matura, che nei momenti migliori arriva allo stomaco. È solo questione di tempo.