Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.
Calcola percorso
Potrebbe interessarti anche
Coma quando fuori piove
Mangiafoco
L’importanza di chiamarsi Ernesto
Il giardino dei ciliegi
SCHEDA SPETTACOLO: Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio
Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio in scena al Piccolo Teatro dal 13 al 16 Novembre
Esiste un esplicito filo rosso, una riflessione diversamente approfondita da Anagoor in altri spettacoli successivi come Lingua Imperii e Virgilio brucia. Orestea è incentrata sull’idea di morte e dimenticanza, presunzione di immortalità di una parola in realtà essa stessa mutevole e fugace, benché portatrice, a seconda dei casi, di sofferenza ovvero gloria.
Una linea che si rivela in dettagli formali – i due schermi rettangolari ai lati del palco, le immagini di animali in macelli, le maschere che imprigionano la parte inferiore del volto – e ovviamente contenutistici – la coscienza del fallimento quale destino delle opere dell’uomo e, nondimeno, l’affermazione della necessità di una “conversione”, un cambiamento radicale dei valori condivisi dalla comunità. Una riflessione che ora parte da Eschilo, individuato quale incubatore di visioni e citazioni letterarie eterogenee eppure rigorosamente coerenti. A raccordare gli episodi tragici con approfondite chiose antropologico-filosofiche e con simbolici video, la presenza al microfono del corifeo Marco Menegoni, rigoroso e appassionato come sempre. Attorno a lui un coro vivo che compie azioni esemplari, intona canti a cappella, si muove in coreografie armoniose, benché compulsivamente ripetitive. E i vari personaggi, interpretati da performer di formazione palesemente dissimile, ma proprio per questo generatori di emblematici stridori. È evidente la stratificazione di codici e linguaggi che informa questo fluviale spettacolo e che la regia riesce con mano salda a governare e compenetrare l’uno nell’altro: una maturità artistica che, con esito mirabile, accetta di confrontarsi con la vanità dell’esistenza umana e con l’effimera natura della parola che la descrive, officiando un elaborato e originale rito capace di esorcizzare il dolore e la morte.