dal: 06-10-2015 al: 31-10-2015
Terminato
Largo Greppi, 1, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Odyssey

Stagione 2015-2016
Di drammaturgia di Wolfgang Wiens e Simon Armitage da Omero
Regia di Robert Wilson
Una produzione National Theatre Of Greece - Athens e Piccolo Teatro Di Milano - Teatro D’Europa
Recensione di: Domenico Rigotti Voto 4

Tutto è possibile con Bob Wilson, maestro di incanti scenici. Anche rileggere, l’Odissea, poema prodigioso dove tutto è narrato in maniera delicata, malinconica, gioiosa e tragica, con la leggerezza di una fiaba o del romance shakespeariano. Nulla insomma di psicologico o naturalistico, nessun tradimento di Omero, semmai un avvicinamento alla nostra sensibilità e con la figura di Ulisse, vista più che come un eroe come un archetipo dell’uomo d’avventura.

L’artista texano prende come base una sceneggiatura che il poeta inglese Simon Armitage ha curato per la Bbc, le migliaia di esametri ridotti a poche decine di cartelle, ma il nucleo centrale a rimanere intatto. Tutto ridotto con un linguaggio essenziale e moderno che non sembra spiccare per originalità, reso in greco moderno da bravi e ben coinvolti attori. Sono ventisei sequenze alcune molto complesse, altre di più facile lettura. Talora l’episodio trova espressione nel semplice gesto di un attore. Talora l’evocazione viene suggerita dai suoni o dalle luci di cui Wilson, si sa, è maestro raffinatissimo. Insomma, più che la parola è l’aspetto figurativo che anche questa volta prende il sopravvento nella scatola magica-palcoscenico dove gli attori (e anche qui si sente l’esteta) sembrano figure da pittura vascolare.

E tale ad apparirci anche lo stesso Odisseo (il bravo Stavros Zaimas). Lui il fil rouge di tutta l’azione, lui l’eterno navigatore che approda all’isola di Calipso, che incontra Nausicaa (la scena più poetica, di sapore neoclassico), che riesce a liberarsi di Circe e supera la prova del Ciclope (e qui Wilson raggiunge picchi arditi nell’invenzione della figura di Polifemo). E infine dopo lungo peregrinare ritrova la sua Itaca e la fedele Penelope. È la seconda parte del romance quella che ci sembra la più riuscita (la prima parte fatica un poco a prendere quota e non ci appassiona più di tanto) e le scene finali sono pagine d’antologia grazie al sincretismo fra azione, parola, luci e musica. La musica che, come le luci, la fa da protagonista grazie ai suoni di quel pianoforte che continuamente commenta ora con note gioiose, ora drammatiche, ora spiritose.

Non mancano momenti ripetitivi e il Mediterraneo appare coperto da qualche bruma nordica, ma sempre, nello spettacolo, si sente la gioia dell’artista creatore, e, forte della sua libertà, sempre la sua fantasia vola senza limiti. Vola anche se poi finisce col rasentare il manierismo, i suoi spettacoli a non uscire da una cifra o un cliché che a lungo andare risulta un po’ stucchevole.