dal: 21-11-2017 al: 03-12-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: IO NON HO MANI CHE MI ACCAREZZINO IL VISO

Stagione 2017-2018
Di Francesca Macrì e Andrea Trapani
Regia di Francesca Macrì
Cast Aida Talliente e Andrea Trapani
Una produzione Fattore K., Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, in collaborazione con Armunia - Cie Twain Residenze - La Città del Teatro di Cascina - La Corte Ospitale - Teatri di Vetro e Teatro Dell’Elfo
Recensione di: Diego Vincenti Voto 0

Il faro gira su se stesso. Ti acceca, scompare, ricomincia. E la mente corre a quel diavolo di tempo che mai rallenta. Tutto a scivolarti fra le dita. Non è forse la mortalità l’inaccettabile orizzonte fragile dell’uomo? Un baratro di senso. In un semplice movimento luci. Quello che colpisce dell’ultima produzione dei Biancofango, è la profonda (e colta) ricerca intellettuale di cui si alimenta. Io non ho mani che mi accarezzino il viso è lo step più ambizioso della coppia Macrì/Trapani, per la prima volta del tutto antinarrativi, rumoristi, a far leva su un solido impianto estetico. Fra suggestione, ipnosi, repulsione. Mentre si racconta delle fragilità umane attraverso Santa Giovanna dei Macelli di Brecht, il Woyzeck di Büchner, l’Amleto crollano i confini fra chi ha vissuto solo fra le pagine di un libro (il personaggio) e chi ogni sera mette la propria faccia sul palcoscenico (l’interprete). Si intrecciano le cicatrici. E ci si emoziona. Un piccolo miracolo rendere affascinante la Santa Giovanna. Il primo monologo toglie il ato. Più “facile” la bellezza del Woyzeck. L’uomo. Il fallimento. Quella deriva in cui già si coglie tutto Fassbinder. Ma quando il lavoro esce dai personaggi, si rivela più debole. Faticano gli interpreti a comunicare fra loro, motivando parole e movimenti. Anche perché il ritorno alla “realtà” è ttizio, rimane carico, isterico, distante. Forse sarebbe stato utile depotenziare. Avvicinare quella disperatissima platea. La coppia Trapani/Talliente (già in Porco mondo) funziona senza impressionare, a volte spinta no all’esercizio di stile. Ritmo alternato. Rimane la forza di un lavoro di grande seduzione, che si concede un viaggio negli angoli più bui. Un lavoro da vedere, su cui commuoversi, magari litigare. Spigoloso vertice poetico. Su cui l’Elfo ha fatto bene a scommettere.